La Giornata Internazionale della Felicità è un appuntamento annuale nato per celebrare l’importanza della felicità nella vita delle persone in tutto il mondo.
Questa ricorrenza -
la data da segnare sul calendario è il 20 marzo - è stata istituita nel 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 66/281 del 28 giugno 2012. L’iniziativa è stata proposta dal Bhutan, un Paese che fin dagli anni Settanta ha riconosciuto il valore della felicità nazionale, preferendolo al tradizionale concetto di reddito nazionale. E anche adottato il concetto di Felicità Nazionale Lorda, sostituendo il Prodotto Nazionale Lordo (PNL), come indicatore di progresso.
La Giornata ha lo scopo di mettere in evidenza l’importanza della felicità e del benessere come obiettivi universali per tutti gli esseri umani, sottolineando la necessità di integrarli nelle politiche pubbliche. Inoltre, promuove un approccio più inclusivo, equo e sostenibile alla crescita economica, mirato a combattere la povertà e a garantire il benessere di tutte le persone. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, lanciati nel 2015, riflettono questi principi, affrontando questioni cruciali come la riduzione delle disuguaglianze e la protezione del pianeta.
Proprio per questa occasione, abbiamo parlato della felicità con la
Dottoressa Michela Francia,
psicologa e psicoterapeuta presso 色花堂- Città di Lecce Hospital, e in particolare abbiamo approfondito una tematica peculiare, la cherofobia, la paura di essere felici.
Cos’è la cherofobia
La cherofobia è definita come la paura di essere felici, ed è un meccanismo di auto-sabotaggio che ostacola la possibilità di vivere esperienze positive.
In realtà, non si tratta di una problematica ufficialmente riconosciuta dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, tuttavia la cherofobia presenta tratti distintivi. Chi ne soffre tende a vedere la felicità come una minaccia da cui difendersi. Nella mente di un cherofobico, il pensiero ricorrente è: “Se sono felice, prima o poi tutto finirà male. Meglio evitarlo”.
Paura di essere felici: le cause
Le radici della cherofobia possono essere molteplici.
Possono derivare da esperienze traumatiche o da un’educazione familiare che ha instillato convinzioni come “nella vita bisogna essere umili” o “l’amore è sofferenza”. Queste impostazioni mentali portano la persona a pensare che sia meglio mantenere un atteggiamento negativo per prepararsi al peggio, evitando delusioni.
Un meccanismo noto in psicologia come
“profezia che si auto-adempie”, per cui la paura di eventi negativi conduce il soggetto ad alterare inconsciamente il suo comportamento, portandolo a situazioni indesiderate. Di conseguenza,
il cherofobico si priva di esperienze piacevoli, evitando relazioni, attività divertenti e opportunità di cambiamento positivo, sempre per timore di un possibile fallimento. Del resto, tutti i tipi di fobia implicano degli atteggiamenti di difesa da ciò che si teme e, tra questi, ha grande rilevanza l’evitamento, in questo caso con una limitazione notevole della vita sociale, lavorativa e sentimentale per non affrontare eventi che potrebbero causare infelicità.
Le conseguenze della cherofobia e come superarla
Inevitabilmente,
questo atteggiamento conduce a situazioni di isolamento, tristezza, frustrazione e, in alcuni individui, depressione. Spesso si può confondere la felicità con il perfezionismo.
La felicità è soggettiva e può derivare da piccole cose quotidiane, mentre
il perfezionismo crea aspettative irrealistiche, portando a frustrazione e ansia.
Come superare, allora, la paura di essere felici?
Per affrontare la cherofobia,
è importante rieducarsi alle sensazioni positive, concentrandosi sul “qui e ora” e godendo delle piccole esperienze quotidiane.
Può essere utile mettere in atto
piccole strategie nella vita di tutti i giorni, come per esempio attivare i sensi mentre si vive il momento presente. Praticare meditazione o fare sport può essere utile per rimanere concentrati e nel presente.
In effetti, è dimostrato come
l’attività fisica sia una chiave per la felicità. Dai tanti studi pubblicati dalla comunità scientifica arrivano solo conferme: chi pratica regolarmente un’attività fisica è più felice e soffre più raramente di depressione, mentre gli studenti attivi sono più soddisfatti e hanno un rendimento maggiore rispetto a quelli che passano il tempo libero sul divano. Nel 2018, dopo l’analisi di dati che riguardavano 1,2 milioni di statunitensi, un team di scienziati delle università di Yale e Oxford è giunto alla conclusione che lo sport rende addirittura più felici del denaro.
E non è necessario impegnarsi in esercizi intensi; anche una semplice passeggiata può avere effetti benefici. Inoltre, socializzare e confrontarsi con gli altri stimola il rilascio di endorfine e offre nuove prospettive sulla vita.
Se necessario, rivolgersi a uno psicoterapeuta può aiutare a risolvere traumi e pensieri disfunzionali: si può imparare a essere felici.