Il
chirurgo vascolare si occupa della
diagnosi e del trattamento delle patologie vascolari, ovvero delle problematiche a carico dei vasi sanguigni arteriosi e venosi dei diversi distretti corporei.
Al
dott. Vincenzo Sutera, specialista in
Chirurgia Vascolare a
Maria Eleonora Hospital, abbiamo chiesto quando richiedere una visita, quali sono le patologie più diagnosticate e i trattamenti chirurgici frequenti.
Le patologie trattate dal chirurgo vascolare
Le patologie vascolari di più frequente riscontro sono: la
patologia aneurismatica dell’aorta addominale e dei vasi periferici, la patologia dei tronchi sovraortici (quali
stenosi carotidee), le patologie steno-ostruttive aorto-iliache e degli arti inferiori, l’insufficienza venosa.
Alcune patologie vascolari non presentano sintomi peculiari, pertanto la diagnosi avviene nel corso dell’esecuzione di esami da parte del paziente per altre motivazioni. In altri casi possono manifestarsi con
segni caratteristici:
- la patologia occlusiva della carotide che può manifestarsi con TIA (attacco ischemico transitorio, caratterizzato da una temporanea interruzione o riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, senza tuttavia provocare danni permanenti) o nel peggiore dei casi con ictus;
- l’aneurisma dell’aorta addominale, quando raggiunge determinate dimensioni, può manifestarsi con dolore addominale o con l’evidenza di una massa pulsante;
- altre patologie, come quelle che coinvolgono le arterie degli arti inferiori, possono manifestarsi con dolore durante la marcia, la cosiddetta claudicatio e, nei casi più gravi, con dolore a riposo o comparsa di lesioni/ulcere a carico degli arti inferiori.
? fondamentale richiedere una visita in presenza dei sintomi precedentemente elencati. In assenza di particolare sintomatologia, è consigliabile rivolgersi allo specialista per un controllo se presenti
fattori di rischio che predispongono allo sviluppo di patologie vascolari, come in soggetti fumatori, diabetici, ipertesi, in presenza di familiarità per malattie cardiovascolari. Una diagnosi precoce consente di indirizzare il paziente verso il trattamento chirurgico, medico o semplicemente verso un follow up per monitorare nel tempo l’evoluzione della patologia.
Come si svolge la prima visita e come vengono diagnosticate le patologie
L’approccio iniziale di una visita vascolare prevede il
colloquio con il paziente, al fine di valutare l’anamnesi e la sintomatologia riferita. Si passa successivamente all’
esame clinico e a un esame strumentale di primo livello, ovvero l’
eco color doppler (ECD).
L’eco color doppler
Indagine non invasiva, non dolorosa o fastidiosa, prevede l’utilizzo di una sonda ecografica posizionata, mediante l’interposizione di gel, sulla parte da esaminare. L’ECD permette la visualizzazione e
valutazione degli assi arteriosi e venosi, di studiare il loro calibro e il flusso ematico al loro interno, al fine di poter diagnosticare le principali patologie vascolari.
Indagini strumentali di secondo livello
Successivamente, sulla base dei reperti riscontrati all’eco color doppler, il chirurgo vascolare potrà richiedere l’esecuzione di altre indagini dette di secondo livello, per permettere un inquadramento diagnostico completo e indirizzare verso una migliore strategia terapeutica medica chirurgica o endovascolare nel rispetto delle più recenti linee guida nazionali e internazionali. Tra questi esami, i più frequenti sono l’
Angio TC, l’
Angio RMN e l’
angiografia.
Quali sono i trattamenti chirurgici più frequenti
Sono diverse le patologie vascolari per le quali si utilizza un approccio di tipo chirurgico. Ecco le principali.
Patologia aneurismatica dell’aorta addominale
In questo caso l’intervento tradizionale prevede, in anestesia generale, un’incisione dell’addome, l’isolamento dell’aorta addominale e la sostituzione del tratto interessato dalla patologia con una
protesi biocompatibile. La durata è di circa tre ore e, in assenza di complicanze, la degenza post-operatoria è di circa 4-5 giorni.
L’indicazione all’intervento si ha quando l’aneurisma supera i 5,5 cm di diametro, oppure nel caso di una dilatazione inferiore a 5 cm ma in rapido accrescimento, o in presenza di aspetti morfologici peculiari indicativi di un rischio incrementato di rottura.
Patologia steno-ostruttiva carotidea
Altra patologia vascolare che può beneficiare di un approccio chirurgico è la patologia steno-ostruttiva carotidea. L’intervento è indicato nel caso di una stenosi carotidea superiore al 70%, per
prevenire l’ictus, oppure in presenza di una stenosi di almeno il 60% ma sintomatica dal punto di vista neurologico (ictus o TIA), o ancora in presenza di una placca ulcerata. L’intervento prevede una piccola incisione di circa 4-5 cm in regione laterocervicale, l’isolamento della carotide, il clampaggio del vaso (ovvero la sua temporanea chiusura), la resezione dell’arteria e la rimozione della placca all’interno del suo lume che ne provoca il restringimento mediante eversione e successiva ricostruzione attraverso una sutura diretta.
L’
endo-arterectomia per eversione è la tecnica adottata presso il Maria Eleonora Hospital per il trattamento della maggior parte delle stenosi carotidee. L’intervento ha una durata di circa 45-50 minuti e avviene in anestesia generale o locale. In assenza di complicanze il paziente può essere dimesso dopo due giorni dall’intervento.
Patologie steno-ostruttive degli arti inferiori
L’approccio chirurgico viene utilizzato anche per il trattamento delle patologie steno-ostruttive degli arti inferiori. Il trattamento prevede il confezionamento di un
bypass. La tecnica che prevede di saltare/bypassare il tratto di arteria occlusa mediante una protesi o la vena safena che si aggancia a un’arteria sana. La durata dell’intervento è variabile a seconda della tipologia di bypass da attuare ed è una tecnica utilizzata nei casi di salvataggio dell’arto o nei casi di fallimento o impossibilità di un trattamento endovascolare.
Il trattamento endovascolare mininvasivo
Tutte le patologie vascolari citate possono beneficiare, oltre che del trattamento chirurgico, in casi selezionati o quando la chirurgia tradizionale è controindicata, di un trattamento endovascolare.
La
tecnica mininvasiva prevede, nelle patologie steno-ostruttive, la dilatazione del vaso mediante palloncino inserito con una sonda, ed un eventuale posizionamento di uno stent.
Nel caso della patologia aneurismatica, la tecnica endovascolare prevede il posizionamento di una
endoprotesi all’interno dell’aorta, mediante accesso inguinale.