Santa Rita Hospital / 29 marzo 2023

Protesi articolari: cosa succede dopo l’intervento

Protesi articolari: cosa succede dopo l’intervento
Le protesi articolari, siano esse di spalla o di ginocchio, hanno uno scopo preciso: recuperare la funzionalità dell’arto. In base a questo obiettivo, e al caso clinico specifico, si ricorre alle tecniche di chirurgia tradizionale o alle tecniche di chirurgia mininvasiva, la quale permette di risparmiare maggiormente i tessuti sani. Ma dopo la chirurgia, cosa succede?
 
Ne parla il dott. Gianni Nucci, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia presso Santa Rita Hospital di Montecatini Terme.
 
Quali sono gli interventi di chirurgia protesica delle articolazioni più comuni?
Gli interventi più comuni riguardano la sostituzione protesica di ginocchio, anca, caviglia e spalla. La maggior parte dei pazienti ha un’età avanzata, ma talvolta ci sono anche pazienti giovani che per esempio hanno subito un incidente e hanno perso la funzionalità delle articolazioni.
 
Cosa significa “tecnica mininvasiva” e quando si preferisce alla chirurgia tradizionale?
La tecnica mininvasiva si pone l’obiettivo di ridurre al minimo i danni a muscoli e tendini attorno all’articolazione e di effettuare la sostituzione protesica in modo preciso e accurato. Significa un minor sanguinamento per il paziente e quindi anche meno rischio infezioni e decorso operatorio più rapido. Però la scelta della tecnica mininvasiva o tradizionale dipende dalle condizioni specifiche di quel paziente, perché l’obiettivo è sempre in primis il recupero funzionale.
 
Dopo l’intervento, quanto tempo dura la protesi?
Le protesi durano circa 20 anni, ma questa “scadenza” varia in base allo stile di vita, all’osso ecc. Un paziente giovane ha quindi più probabilità di dover ricorrere a un secondo intervento nel corso della vita. Quando la protesi è usurata deve essere sostituita. Tuttavia, l’osso dove era agganciata la protesi precedente, potrebbe essere un po’ usurato rispetto al primo impianto. In questo caso si utilizzano degli impianti diversi e il recupero potrebbe essere più lento. In genere, comunque, i pazienti recuperano entro tre mesi circa e hanno una buona qualità della vita.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Gianni Nucci

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