In condizioni normali, la colonna vertebrale è perfettamente dritta sul piano frontale mentre sul piano sagittale (o laterale) presenta delle curve fisiologiche. Talvolta questa situazione viene alterata da deformità sul piano frontale () o su quello sagittale (, ipercifosi). Spesso si tratta di condizioni evolutive, che possono peggiorare e avere conseguenze più o meno gravi a seconda dell’età di insorgenza. I trattamenti per queste deformità, da stabilire caso per caso, vanno dalle
terapie conservative (fisioterapia, busti) ad
interventi chirurgici personalizzati.
Il
Dott. Francesco Lolli, specialista in ortopedia presso l’
Unità Operativa di neurochirurgia di
Maria Cecilia Hospital di Cotignola, è esperto nel trattamento delle deformità della colonna vertebrale sia nell’età dell’accrescimento sia nell’adulto. Insieme a lui vediamo come si possono diagnosticare queste deformità della colonna e quali tecniche chirurgiche sono disponibili oggi.
Quando è necessario rivolgersi a uno specialista?
Nei bambini o negli adolescenti, il sospetto clinico di scoliosi emerge quando il genitore o il pediatra nota alcune asimmetrie, come una spalla più alta dell’altra, un fianco un po’ diverso o un piccolo gibbo sulla schiena. In questi casi lo specialista può verificare la presenza di una reale scoliosi e prescrivere test aggiuntivi.
L’esame principale è la radiografia eseguita in due proiezioni (antero-posteriore e latero-laterale) su lastra lunga, in ortostatismo (in piedi).
La
diagnosi di scoliosi viene formulata quando la radiografia evidenzia una deformazione della curva della colonna superiore ai dieci gradi di Cobb (metodo convenzionale di misurazione delle curve).
Circa 80% delle scoliosi è di natura
idiopatica (non si conoscono le cause scatenanti), ma più della sua origine (che probabilmente è sia di natura genetica sia ambientale) è importante seguire la storia evolutiva della malattia in ciascun paziente. Infatti, più la scoliosi ha un esordio precoce, più ha tempo per peggiorare e aggravarsi:
- scoliosi infantili (0-3 anni): possono avere conseguenze importanti a livello respiratorio perché inibiscono la crescita dei polmoni;
- scoliosi giovanili (4-10 anni): caratterizzate da una minore compromissione a livello respiratorio, ma possono comunque evolvere in forme gravi;
- scoliosi dell’adolescente (dai 10 anni fino alla maturità scheletrica): sono le forme più frequenti e alcune possono progredire molto velocemente.
La scoliosi non va mai incontro a risoluzione spontanea: più si aspetta, più aumentano i rischi neurologici associati a un eventuale intervento chirurgico. Molto importanti sono le visite di screening, consigliabili già a 9 anni: la scoliosi ha infatti una fase di picco e di massima progressione che, nelle femmine, raggiunge l’apice circa 18 mesi prima del menarca e può causare peggioramenti di 20-30 gradi in un anno.
Quali trattamenti chirurgici sono oggi disponibili?
Le deformità della colonna richiedono sempre trattamenti personalizzati, studiati per ciascun caso specifico. Questo vale anche per gli approcci chirurgici, di cui sono un esempio le procedure basate sull’inserimento di
barre ad allungamento magnetico. Con un primo intervento viene posizionata la barra che, grazie a un sistema di controllo esterno, si allunga progressivamente ed esercita una trazione interna sulla colonna. Questo sistema permette alla barra di crescere insieme al bambino, fino a quando, raggiunta l’adolescenza, si può procedere con la chirurgia definitiva. La tecnica garantisce buone prestazioni nella correzione della deformità e minimizza i rischi di danni neurologici (che, comunque, negli adolescenti riguarda appena lo 0,3-1% dei casi).
Le barre magnetiche sono inoltre meglio tollerate dai giovani pazienti, che non sono più costretti a lunghi ricoveri e a periodi di immobilità come avveniva in passato con i sistemi di trazione halo.
Un
esempio di approccio personalizzato riguarda il
recente caso di una paziente di 15 anni, con una scoliosi idiopatica rigida. La curva, molto pronunciata e superiore ai 120 gradi, comprometteva le capacità respiratorie e a lungo termine avrebbe avuto ricadute sulla funzionalità del cuore. In questo caso, l’equipe di Maria Cecilia Hospital ha messo a punto
per la prima volta in Italia una chirurgia che combina due tecniche. Con un primo intervento è stata applicata la barra ad allungamento magnetico per correggere gradualmente la colonna e agevolare la seconda chirurgia, riducendo i rischi di danno neurologico (che, partendo da una condizione così grave, potevano essere consistenti). La paziente è stata poi sottoposta a un secondo intervento, in cui è stato eseguito l’allungamento intraoperatorio della colonna insieme alla tecnica VCR (Vertebral Column Resection) per rimuovere una vertebra all’apice della scoliosi. Con questa procedura innovativa
è stato possibile risolvere i problemi respiratori della paziente e restituirle una buona qualità di vita, priva degli inconvenienti causati da una grave deformità della colonna.