G.B. Mangioni Hospital / 20 luglio 2022

Zecche: come riconoscerle e come difendersi

Data ultimo aggiornamento: 23 giugno 2023
Zecche: come riconoscerle e come difendersi
L’aumento delle temperature e in particolare le condizioni climatiche di questa estate hanno portato a una maggiore diffusione delle zecche e di conseguenza un maggiore contatto con questi artropodi, soprattutto in campagna e montagna, quindi nei prati e nei boschi.

Il morso o puntura di per sé è piuttosto indolore ma è importante proteggersi per evitare la trasmissione di malattie batteriche o virali: a creare problemi è il ruolo che la zecca ha di vettore, ossia trasportatore, di malattie anche gravi come la malattia di Lyme e la meningoencefalite da zecca.

Come si riconoscono

Non sono insetti, ma sono artropodi parassiti esterni appartenenti alla stessa classe di ragni - con i quali hanno in comune la presenza di otto zampe - acari e scorpioni. Le dimensioni variano da qualche millimetro fino a un centimetro, quindi visibile a occhio nudo. Il corpo è tondo e non è possibile distinguere una testa. Le specie di zecche esistenti sono tantissime, fino a novecento in tutto il mondo e trentasei in Italia.

Come agiscono

Le zecche sono parassiti esterni, questo significa che per portare avanti il loro ciclo di vita – uovo, larva, ninfa e adulto - hanno bisogno di uno o più ospiti dai quali trarre nutrimento a base di sangue. La scelta dell’organismo è varia e poco selettiva e prevede cani, cervi, scoiattoli, fino ad arrivare all’uomo. Per arrivare sui corpi, la zecca utilizza piante, cespugli, erba sui quali sosta fino all’arrivo del malcapitato ospite: lo riconosce grazie all’anidride carbonica emessa e vi si attacca grazie allo sfregamento, senza salti né voli. Per questo la zecca dei boschi predilige zone erbose, boschi, sentieri di montagna ricchi di vegetazione, spesso caratterizzati da un clima fresco e umido.

Il morso o puntura, grazie all’anestetico che secerne, risulta indolore e priva di fastidi e prurito fino a quando la zecca non cade spontaneamente, dopo un periodo che varia dai 2 ai 7 giorni. A causa dell’assenza di dolore, potremmo accorgerci della presenza della zecca solo a seguito di un’attenta ispezione della pelle, ad esempio sotto la doccia. Per questo motivo, dopo un’escursione in montagna o per boschi durante la stagione estiva è consigliato controllare che non vi siano zecche, soprattutto nelle zone esposte del corpo.

La zecca si riconosce per il suo corpo a capocchia di spillo, tondeggiante, scuro e per le otto zampe. Ovviamente, potrebbe non essere così facile esserne certi, anche perché durante il morso, la zecca si inserisce sempre di più sottopelle. In caso di dubbio si può conservarla ad esempio con del nastro adesivo, una volta tolta, e portarla al medico o rivolgersi al Pronto Soccorso per far sì che venga estratta correttamente.

Cosa fare

Nel momento in cui - dopo una gita in montagna o nei boschi - trovate un o più zecche, è fondamentale rimuoverle immediatamente e non aspettare che cadano da sole. Questo perché dopo alcune ore sulla pelle la zecca potrebbe trasmettere virus e batteri.

Per togliere una zecca va seguita una procedura specifica, e bisogna evitare l’utilizzo di sostanze come alcol, acetone, ammoniaca, trielina, oli o grassi, o anche l’utilizzo di calore sotto forma di oggetti roventi, fiammiferi, sigarette, accendini. Questi rimedi fai-da-te possono indurre la zecca a infossarsi ancora di più sottocute e a rigurgitare per il dolore.

Quando si tolgono

? importante evitare di schiacciare il corpo poiché favorirebbe la trasmissione di virus e batteri. ? bene tenere sempre a portata di mano il disinfettante, in modo da ridurre la probabilità di infezione. Se il “rostro”, ossia l’elemento buccale con il quale la zecca attacca, dovesse restare nella cute, è necessario estrarlo con ago o pinzette possibilmente sterilizzate. Non basta, però, togliere la zecca.

Ne parliamo con il dottor Andrea Giuseppe Di Stefano della Dermatologia di G.B. Mangioni Hospital, ospedale accreditato SSN di Lecco.

"Poiché eventuali infezioni compaiono nel tempo, chi ha subito il morso o puntura dovrebbe conservare l’esemplare per poterlo identificare in caso di sintomi e per capire se si tratti di un vettore di malattie. In ogni caso, qualora non fosse possibile conservare la zecca, è bene segnare la data della puntura e la località, e rivolgersi al medico. Per un certo periodo di tempo – almeno un mese – è bene monitorare la zona della puntura o morso (rossore, estensione di un eventuale eritema) e altri sintomi sistemici come febbre, dolore alle articolazioni, mal di testa e linfonodi ingrossati."

Cosa fare per prevenire

? possibile ridurre il rischio di venire a contatto con una zecca o di individuarla in modo tempestivo, seguendo alcune semplici regole:
  • è bene indossare abiti chiari in modo da rendere più facile la possibilità di vederla
  • in occasione di una gita nei boschi o in montagna, si consiglia di coprirsi bene nonostante il caldo, utilizzando pantaloni lunghi, calze chiare e scarpe chiuse
  • è meglio evitare le zone con l’erba alta, i margini dei sentieri, cespugli e arbusti
  • l’ispezione della cute al termine della gita è importante per verificare che non ci siano zecche (testa, collo, retro delle ginocchia sono i punti più critici)
  • prima di portarli in casa, è bene scuotere e spazzolare gli abiti, e poi procedere con il lavaggio
  • utilizzare repellenti che scoraggiano la puntura delle zecche.

Quali malattie possono trasmettere

La malattia di Lyme

Il primo caso fu scoperto nel 1975 nella città americana di Lyme. ? una delle patologie più diffuse trasmesse da un vettore come la zecca (la malaria è al primo posto, trasmessa dalla zanzara). Il batterio che dà origine alla malattia – nota per questo anche come borreliosi di Lyme – è il batterio Borrelia burgdorferi sensu striato in Europa e Nord America; e i batteri Borrelia afzelii e il Borrelia garinii in Europa, Asia e Africa.
La malattia dà origine a sintomi neurologici e colpisce pelle e articolazioni (meningiti, artriti, mialgie, miocarditi, disturbi del sonno e comportamentali). Può diventare cronica.

L’encefalite da zecca

? una malattia infettiva di origine virale. ? quindi un virus – trasportato dalle zecche – a causare l’infezione. Il virus fa parte della stessa famiglia di quelli che causano febbre gialla e dengue. L’infezione può essere asintomatica nel 70% dei casi oppure causare sintomi che assomigliano a quelli dell’influenza come febbre, mal di testa, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari. In una piccola percentuale di casi può sfociare in encefalite e meningite (nausea, vomito, rigidità del collo, convulsione, difficoltà a parlare, paralisi).
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Revisione medica a cura di: Dott. Andrea Giuseppe Di Stefano

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