Granuloma dentale

I denti sono la parte più resistente dell’organismo, insieme alle ossa, ma possono essere interessati da malattie e disturbi al pari delle parti più delicate. Uno di questi è il granuloma dentale, chiamato anche granuloma apicale o periapicale.

Si tratta di un’infiammazione cronica dell’apice radicale del dente, la parte più vicina alla mascella o alla mandibola, determinata in genere da un’invasione batterica che si insidia alla radice dentale per espandersi i tessuti circostanti fino ad arrivare all’interno del dente. In condizioni normali, infatti, l’interno del dente – che contiene una parte formata da tessuti molli, chiamata polpa – viene irrorato dal nervo vitale che difende il dente stesso dalla presenza dei batteri, la cui presenza in bocca è costante.

Nella sua forma semplice, il granuloma dentale non viene avvertito dal paziente perché asintomatico, l'infezione, infatti, cronicizza fin da subito, senza dare origine ad alcun episodio acuto. Se trascurato però, il granuloma al dente – che può arrivare ad avere le dimensioni di una lenticchia – può portare a complicazioni serie: nei casi più gravi può essere causa di pulpiti e necrosi dei tessuti interessati. Ciò succede soprattutto come conseguenza di una carie non curata o di un dente devitalizzato: i batteri si diffondono in profondità, fino a distruggere le cellule della polpa.

Il granuloma gengivale può essere di 3 tipi:
  1. granuloma dentale semplice: è il tipo più diffuso, la zona infiammata – che circonda l’apice fino alla radice – appare di forma rotonda e dimensioni ridotte;
  2. granuloma suppurato: si verifica nella fase acuta dell’infiammazione. In questo caso ci può essere anche produzione di pus e presenza di ascesso;
  3. granuloma ascessualizzato: si verifica quando il granuloma al dente si cronicizza e si manifesta con un ascesso dentale.
Non sempre si procede a estrazione del dente con granuloma in corso: nella maggior parte dei casi, se le condizioni dell’infezione lo permettono, il dente viene devitalizzato: nonostante quanto si crede comunemente, il dente, anche devitalizzato, è ancora vivo. Per questo, anche un dente devitalizzato, con il passare degli anni, può essere interessato dal granuloma.

La forma più comune di granuloma può rimanere silente anche per lungo tempo (perfino anni), senza manifestare alcun tipo di sintomo.

Quando, invece, è nella fase acuta, il granuloma ha sintomi quali:
  • mal di denti,
  • fastidio che può diventare tormento,
  • gonfiore gengivale.
Se non curato, il granuloma può creare delle fistole che provocano ulteriore dolore.

Nei casi più gravi, inoltre, il granuloma al dente ha sintomi che coinvolgono le altre parti del volto, come:
  • dolore all’occhio,
  • mal di testa,
  • ingrossamento dei linfonodi del collo.
Le cause che portano alla comparsa del granuloma possono essere:
  • una carie non curata;
  • un dente scheggiato o rotto;
  • pulpiti (una infiammazione della polpa) non curate;
  • la necrosi della polpa del dente non trattata;
  • la conseguenza di piorrea;
  • una estrazione dentale non corretta;
  • una devitalizzazione non corretta;
  • l’uso di materiali non completamente sterili per un intervento di otturazione.

Il granuloma va sempre curato, anche se non dà sintomi perché potrebbe crescere di dimensioni. In genere, in questi casi la sua presenza viene rilevata attraverso indagini diagnostiche periodiche, come la radiografia o la ortopantomografia, effettuate per altri motivi. Nei casi più gravi può perfino causare il riassorbimento dell’osso nel quale è contenuto, come se fosse una cisti infiammata.

Con il passare del tempo l’organismo può accusare la presenza del granuloma, manifestando un sensibile abbassamento delle difese immunitarie, che a sua volta si manifesta con una maggiore frequenza ad ammalarsi.

Ciò porta anche a un’altra conseguenza negativa: un sistema immunitario indebolito non riesce a impedire che i batteri penetrino la barriera ematica, e che infettino, in questo modo, le altre parti del corpo, creando dei veri e propri danni organici anche gravi che possono non essere messi in relazione con la presenza del granuloma, se ancora non è stato “scoperto”. Particolare attenzione dovrebbero fare, quindi, coloro che hanno subito un trapianto della valvola cardiaca, o che soffrono di prolasso mitralico o di un problema alle valvole cardiache.

Oltre alle conseguenze sulla salute, se il granuloma viene ignorato o non curato tempestivamente, può portare anche a dei rischi legati alla postura. I denti sono in stretta relazione con la nostra postura, intesa come l’adattamento personalizzato di ogni persona all’ambiente fisico, a quello psichico ed emozionale. Si tratta, in altre parole, del modo in cui reagiamo alla forza di gravità. Una postura errata non è priva di conseguenze per il nostro benessere generale. Ma cerchiamo di capire che relazione c’è fra il granuloma e la postura.

Il rischio più “immediato” in presenza di un granuloma è la possibile perdita del dente stesso affetto dall’infiammazione. Questa tende infatti a causare la necrosi, cioè la perdita di ogni funzione vitale, dei tessuti o degli organi. E se da un lato è vero che la moderna implantologia ha fatto passi da gigante, è anche vero che non c’è nulla di più funzionale e duraturo di un dente sano.

Anche la perdita di un dente ha delle conseguenze sulla salute, come ad esempio lo spostamento dei denti vicini. Ciò può avere ripercussioni sulla masticazione e creare malocclusione, cioè un disallineamento fra l’arcata dentaria superiore e quella inferiore.

Questi disallineamenti non interessano solo la bocca, ma possono interferire anche con la corretta postura: nella mandibola si trovano infatti recettori che prendono contatto con il cranio attraverso i denti e inviano segnali circa la postura da assumere in ogni circostanza in relazione agli assi dello spazio.

Se le arcate dentarie non chiudono in maniera equilibrata, i recettori possono inviare segnali scorretti e, come conseguenza, influenzare in maniera negativa l’atteggiamento muscolare e scheletrico. E una cattiva postura, a sua volta, è responsabile di:
  • cefalea,
  • vertigini,
  • acufeni,
  • dolori cervicali e lombari,
  • disfunzioni cranio-mandibolari,
  • disturbi del sonno, come il bruxismo,
  • anomalie degli arti inferiori, come piedi piatti e ginocchia valghe.

Per curare un granuloma è prima di tutto necessario arrivare a una corretta diagnosi: a tal fine è indispensabile identificare la posizione esatta del granuloma e la tipologia. Il modo più immediato di farlo è attraverso una radiografia endorale o una panoramica dentale: esami non invasivi e indolori che mirano a individuare carie, granulomi, cisti e altre problematiche.

Sebbene si tratti di un’infiammazione, con un granuloma dentale l’antibiotico non serve, perché non è in grado di trattare una infezione profonda come quella che si sviluppa in questo caso.

Per il granuloma la cura può essere di quattro diversi tipi:
  1. devitalizzazione del dente: viene sterilizzata la radice apicale interessata dal granuloma, con conseguente asportazione della polpa. Il dente viene pulito dai residui batterici e riempito con del materiale biocompatibile e quindi sigillato con un’otturazione temporanea. Per evitare il rischio che il dente devitalizzato, più fragile dei denti vivi, possa rompersi o andare incontro a carie, viene, in un secondo momento, ricostruito e incapsulato. Per sostenere la ricostruzione non è raro che venga inserito all’interno del dente anche un perno in carbonio. Questo tipo di intervento, viene fatto per step graduali, in anestesia locale;
  2. ritrattamento della cura canalare: questo tipo di approccio si adotta nel caso in cui il dente interessato da granuloma sia già devitalizzato. Con il passare del tempo non è raro che un in un dente devitalizzato si sviluppi un granuloma per motivi diversi: per la presenza di una radice del dente troppo accentuata e ricurva, oppure per un delta apicale particolarmente diramato. In questo caso va rimosso il vecchio materiale da otturazione e ripulito accuratamente l’interno del dente prima di riempirlo nuovamente;
  3. apicectomia: si tratta di un intervento chirurgico che prevede la rimozione dell’apice del dente. In seguito si esegue una otturazione della radice. Non è però sempre possibile eseguire questo genere di intervento;
  4. estrazione dentale: questo tipo di intervento si esegue solo nei casi più gravi, come ad esempio nei casi di continue recidive nonostante le terapie intraprese. Si tratta di un trattamento radicale e non reversibile.
Nei casi più gravi di granuloma dentale una terapia cortisonica o immuno-soppressiva potrebbe essere necessaria per evitare la formazione di sarcoidosi, istiocitosi e granulomatosi di Wegener, patologie rare ma che possono essere pericolose per la salute.

Sarà, comunque, il medico specialista, una volta eseguiti gli appositi esami diagnostici a stabilire come curare un granuloma nel modo più efficace, tenendo conto delle condizioni personali del paziente.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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