Artroprotesi d'anca e riabilitazione: si ai percorsi personalizzati

Artroprotesi d'anca e riabilitazione: si ai percorsi personalizzati
Anche l'anca puo' subire dei danni. Quando ciò accade per diverse ragioni, che vanno dall'osteoporosi all'artrite reumatoide, dalle fratture ad altri casi più selezionati, la prima misura terapeutica consiste in un trattamento conservativo a base di riabilitazione e antidolorifici, ma se il danno e' notevole l'intervento chirurgico di protesi d'anca è l'unica soluzione.

Abbiamo affrontato questo argomento con la Dott.ssa Gabriella D'Errico, fisiatra presso il Santa Rita da Cascia Hospital di Roma.
 

Che cos'e' l'artroprotesi dell'anca e quali sono le nuove tecniche chirurgiche?

Si tratta di un intervento chirurgico che mira a sostituire l'articolazione dell'anca con una protesi che è realizzata con leghe metalliche quali il titanio, ceramica o plastica e che va a sostituire sia da un punto di vista anatomico che funzionale l'articolazione originaria. Naturalmente negli ultimi 20 anni sono stati compiuti dei progressi importanti che hanno portato a ideare delle protesi molto più malleabili e in grado di garantire un comfort nella funzionalità articolare stessa.

Tutti questi fattori contribuiscono ad un piu' rapido recupero nel post operatorio. Negli ultimi 20 anni si è passati da una chirurgia generale, dove veniva effettuata un'incisione molto vasta e dove venivano interessati il tessuto muscolare ed osseo con un grave svantaggio nel post operatorio, ad una incisione molto piu' piccola. Si parla percio' di chirurgia protesica mininvasiva e il paziente gia' dal primo giorno post intervento è in grado di deambulare in modo autonomo e con un recupero funzionale veloce.
 

E' necessario dopo qualche anno ricorrere ad una revisione della protesi? Eventualmente in quali casi?

Le protesi attuali non hanno bisogno di essere revisionate ma naturalmente ci sono dei casi in cui ciò si rende necessario. Ad esempio è necessaria una revisione nei casi d'infezione della protesi immediatamente post intervento, o quando c'e' una lussazione e la protesi esce dalla sua sede naturale, quindi l'articolazione diventa instabile ed e' necessario intervenire.
Puo' capitare anche che la protesi sia sottoposta ad usura, magari dopo 20 anni, e potrebbe essere necessario revisionarla.
 

Che ruolo svolge la riabilitazione post intervento? Quali percorsi sono disponibili a Santa Rita da Cascia Hospital?

Da fisiatra dico che la riabilitazione è fondamentale. E' importante intervenire subito gia' dalla fase pre operatoria.
Noi lavoriamo in equipe anche con l'Ospedale San Carlo di Nancy, in particolare con i colleghi ortopedici, proprio al fine di seguire il paziente dal pre al post operatorio. Il paziente infatti arriva nel nostro reparto già in seconda giornata dall'intervento chirurgico. Una volta rimossi i drenaggi viene assistito da una equipe formata da fisiatra, fisioterapista che manualmente dà vita al percorso riabilitativo, consulente ortopedico e da una serie di figure professionali quali la psicologa, l'assistente sociale e l'internista per offrire al paziente un protocollo completo.
In determinati pazienti poi dobbiamo agire sul dolore, sul rischio tromboembolico, migliorare e rafforzare la muscolatura degli arti inferiori e soprattutto cercare di educare il paziente a quelli che sono i movimenti da fare e quelli da evitare. Un ruolo fondamentale in tal senso è ricoperto dalla terapista occupazionale nel percorso riabilitativo anche nella scelta dell'ausilio da usare.
 

C'e' un tempo stimabile per tornare alle normali attività, intesa come una blanda attivita' sportiva, e in che modo incidono gli stili di vita nel recupero post operatorio?

Ogni paziente ha un percorso riabilitativo personalizzato. Naturalmente un paziente giovane allenato e con una buona massa muscolare sicuramente recupererà più rapidamente rispetto a un soggetto anziano che si
frattura e che avrà un percorso più lento e limitante.
Bisogna fare in modo che la protesi aderisca bene. I tempi di massima di recupero possono essere stimati globalmente in un mese. Solo in questo modo possiamo valutare quello che è l'outcome funzionale del soggetto. In base alla mia esperienza in reparto, di solito nel giro di due o tre mesi il paziente può tornare a lavoro, guida la macchina e puo' svolgere tutte le normalità attività della vita quotidiana. Ripeto, uno degli obiettivi piu' importanti da raggiungere e' tenere sotto controllo il dolore: questa e' una regola fondamentale nella chirurgia protesica.
Per maggiori informazioni contatta la struttura allo 06 3608081 oppure scrivici
 
 
Revisione medica a cura di: Dott.ssa Gabriella D'Errico

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