Per l
’osteoporosi i farmaci vengono prescritti in quei pazienti che hanno già affrontato una frattura osteoporotica e nelle persone “ad alta possibilità” di frattura a causa di una evidente familiarità per la malattia,
menopausa precoce e pregresse situazioni di ridotta massa ossea.
Tuttavia va ricordato come i
farmaci per l’osteoporosi non permettono di guarire dalla patologia conclamata e non siano in grado di reintegrare in maniera completa la percentuale di massa ossea già perduta. Agiscono attraverso meccanismi capaci di rallentare o arrestare l’evoluzione della malattia, creando una barriera alle perdite di calcio e ‘rinforzando’ l’osso a livello strutturale riducendo al tempo stesso il pericolo di traumi (rotture).
In generale, la domanda che ci si può fare è “La medicina dispone per
trattare l’osteoporosi di farmaci efficaci?” La risposta è da ricercare in un trattamento individuale (personalizzato) scegliendo tra le categoria di medicinali oggi disponibili sul mercato, assicurando al paziente un sostegno terapeutico in sintonia con le sue caratteristiche psicofisiche, il grado di avanzamento della malattia, la sua storia clinica e la compresenza di eventuali, ulteriori fattori di rischio.
Quali i farmaci contro l’osteoporosi più utilizzati?
Sotto il profilo teorico, quando ad una donna in menopausa viene diagnosticata l’
osteoporosi il medico di base, di concerto con lo specialista, può consigliare l’impiego di un’apposita terapia ormonale sostitutiva. La terapia ha un duplice obiettivo: da un lato “rimandare” nel tempo tutte le manifestazioni connesse alla menopausa - nonché mantenere ed incrementare la densità minerale dell’osso, ridurre il pericolo di fratture improvvise - dall’altro intervenire sui disturbi peculiari del periodo post-menopausale: vampate, modificazioni della cute e delle mucose, alterazioni dell’umore. Il ricorso a questi farmaci è comunque controindicato in soggetti con familiarità per il
tumore alla mammella a causa dell’uso degli estrogeni che giocano un ruolo di primo piano anche nell’insorgenza di malattie cardiache,
ictus ed embolia polmonare. Da qui la necessità di accedere alla terapia ormonale sostitutiva soltanto in casi preventivamente selezionati, per periodi non prolungati e non dopo i 55 anni.
Le altre categorie dei
farmaci anti-osteoporosi comprendono: i Serm (modulatori sellettivi dei recettori estrogenici) la cui azione è simile agli estrogeni rispetto ad alcuni tessuti (tra cui l’osso) mentre ha effetti opposti su altri possibili organi bersaglio (mammella ed endometrio); i bisfosfonati (inibiscono l’attività cellulare che provoca la rimozione dell’osso dallo scheletro), tra cui l’acido zolendronico e il clodronato; l’ormone paratiroideo; lo stronzio ranelato (sale organico dello stronzio), studiato nel suo processo di stimolazione delle cellule che producono osso e nel suo antagonismo verso quelle che lo riassorbono.