Il Primus Forlì Medical Center in prima linea per risolvere e trattare questi disturbi fastidiosi e debilitanti
«Ha presente quando il motore di una Vespa non funziona più? Smontandolo si può individuare il pezzo danneggiato ed eventualmente cambiarlo, oppure si può anche non trovare nulla. Tutto sembrerebbe a posto, ma una volta rimontato, il motore continua a non funzionare. Ecco questa è la metafora con cui spiego ai miei pazienti la differenza tra malattie organiche e funzionali». A parlare è il
Prof. Giorgio Zoli, gastroenterologo del
Primus Forlì Medical Center e docente all’Università di Ferrara: «Quando un paziente arriva in prima visita con sintomi generici, come diarrea, stipsi e gonfiore è importante fare una diagnosi differenziale. Spiegare che cosa gli stia accadendo serve a creare un buon rapporto tra medico e paziente, presupposto di base per favorire l’aderenza del paziente alla terapia».
Per ricapitolare brevemente, le malattie organiche riguardano l’organo che si infiamma, mentre
quelle funzionali, non si possono ricondurre a un’alterazione dell’organo, ma a un
mal funzionamento generale dell’organo o dell’apparato: «Nel caso delle malattie funzionali è la “centralina” del nostro organismo – continua il Professor Zoli -, ossia il nostro cervello a inviare o a ricevere messaggi errati, sebbene vari studi recenti dimostrino che anche nelle forme funzionali, è presente almeno un minimo di coinvolgimento infiammatorio della parte».
Quando effettuare un controllo
In caso di sintomi, quali diarrea, stipsi e gonfiore persistente è bene rivolgersi a uno specialista: «Esistono dei segnali di allarme, i cosiddetti “
Red flag” che dovrebbero spingere tempestivamente una persona a sottoporsi a un controllo, in particolar modo,
il sangue nelle feci. In tal caso, è necessario sottoporsi a una
colonscopia, per escludere malattie organiche in atto. Anche quando il paziente soffre di emorroidi e pensa che la perdita ematica sia causata da questo disturbo, deve comunque fare l’esame diagnostico indicato, se non lo ha fatto negli ultimi 3-5 anni. Nella stragrande maggioranza dei casi non viene rilevato nulla (potrebbe trattarsi di una ragade interna), ma nel 5-10 % dei casi, il sanguinamento è indice di un danno all’organo».
La diagnosi si fa per esclusione: «Oltre alla colonscopia che rappresenta il “gold standard” nel percorso diagnostico, si procede con la ricerca del sangue occulto, la calprotectina fecale che evidenzia se l’intestino è infiammato in qualsiasi tipo di disturbo. Infine è fondamentale fare un’
ecografia addominale, specialmente in caso di dolore addominale».
Bisogna considerare anche l’eventuale presenza di allergie e intolleranze: «Per le prime si sottopone il paziente al Prick test (punturine sull’ avambraccio mediante le quali viene iniettata una piccola quantità di allergene), oppure alle IGE specifiche per alimenti, mediante prelievo sanguigno. Per quanto riguarda le intolleranze, forse non tutti sanno che in realtà queste sono solo tre:
intolleranza al lattosio, che colpisce 7 italiani adulti su 10; al
glutine (
celiachia) e
al nichel. Le uniche effettivamente riscontrabili mediante analisi del sangue o “patch test” con cerotto per il nichel».
Le malattie funzionali
Tra le patologie funzionali spicca la sindrome dell’intestino irritabile: «I sintomi principali sono diarrea, stipsi, gonfiore e a volte sono gravissimi e del tutto sovrapponibili a quelli di una patologia organica. In questa sindrome, che nei decenni ha assunto varie denominazioni da colite spastica colite a colon irritabile, è
importantissima la dieta. Un tipo di regime alimentare che si sta sempre più diffondendo è il regime alimentare chiamato
FODMAP, che esclude tantissimi alimenti, soprattutto zuccheri, molte verdure, ma purtroppo, una volta interrotta questa dieta molto restrittiva, i sintomi compaiono nuovamente».
Nelle malattie funzionali dell’intestino è implicata una certa somatizzazione: “Sono ormai più di 50 anni che si parla di un doppio arco di
collegamento intestino-cervello e cervello-intestino. Proprio per questo, per risolvere o tenere sotto controllo le malattie funzionali come la sindrome dell’intestino irritabile è fondamentale, oltre alla dieta specifica per ogni paziente, intervenire sui livelli di stress e seguire una corretta terapia, che deve essere “cucita” ad hoc, non tutti rispondono positivamente agli stessi farmaci. In genere,
vengono utilizzati soprattutto i probiotici meglio noti come “fermenti lattici e/o i simbiotici che sono un insieme di probiotici e prebiotici (antinfiammatori naturali). Se questi non dovessero risultare efficaci,
si passa agli inibitori della ricaptazione della serotonina (antidepressivi); oppure nei casi ancora più gravi, si possono assumere la sera sempre sotto indicazione medica
alcune gocce di triciclico».
Le patologie organiche
Diverse le forme organiche: «Tra le forme organiche ci sono le infezioni, che tendenzialmente si risolvono spontaneamente; le parassitosi che in Italia sono in aumento e che se non curate, permangono per mesi o anni nell’intestino, provocando diversi sintomi fastidiosi e che si evidenziano con un normale esame delle feci. Ma le malattie che sempre di più stanno colpendo il mondo occidentale sono
il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa. Una differenza importante tra le due malattie è che il morbo di Crohn può colpire tutto il tratto digerente, dalla bocca all’ano; mentre la colite, il colon e nel 99% dei casi anche il retto. Tra gli esami specifici da effettuare ci sono ovviamente la colonscopia, e poi la
risonanza magnetica, la
TC addominale, l’entero-risonanza, l’entero-TC e
l’ecografia che serve soprattutto come follow up, cioè per verificare se le cure intraprese stanno avendo effetto».
Il decorso e la sintomatologia non differiscono particolarmente dalle malattie funzionali: «Specie nel Crohn, tra i primi sintomi a presentarsi ci sono diarrea alternata a stipsi, proprio come nel colon irritabile. Anche in questo caso non esistono diete particolari, ma ogni paziente deve individuare i cibi che può mangiare e quelli da evitare, perché gli producono gonfiore, costipazione e/o diarrea».
A differenza delle malattie funzionali, quelle organiche non possono essere guarite, ma solo curate: «Le terapie vanno dai semplici cortisonici agli immunosoppressori, fino ai farmaci biotecnologici contro le citochine (sostanze infiammatorie che nel sangue sono responsabili delle lesioni).
Queste sono patologie infiammatore croniche che hanno un andamento intermitto-remittente, ossia le persone colpite possono avere lunghi periodi di benessere, seguiti da ricadute. L’obiettivo della terapia è di tenere più a lungo possibile la fase di remissione e di intervenire non appena si presenti una ricaduta».
La causa non è del tutto conosciuta: «La teoria più accredita, sia per il Crohn che per la rettocolite, è che possano scaturire dopo un’infezione batterica o virale in un tessuto intestinale geneticamente predisposto a sviluppare tali malattie. Dopo una normale gastroenterite, la maggior parte delle persone guarisce completamente, in alcune, invece, prenderebbe avvio un processo di autoimmunità che poi farebbe insorgere la patologia cronica. Sono tre i picchi di insorgenza: l’adolescenza, la fascia di età 30-40 e poi 65-75 anni. A esserne colpite sono soprattutto le donne. Invece nelle patologie funzionali, le cause non sono specificate, non ci sono differenze tra i sessi e possono comparire anche nei bambini».