Il percorso Fast Track è un approccio multidisciplinare innovativo che ha cambiato la gestione perioperatoria dei pazienti sottoposti a chirurgia protesica.
Questo protocollo, integrato a tecniche chirurgiche mininvasive, consente di ridurre i tempi di degenza ospedaliera, lo stress psico-fisico del paziente favorendo un recupero funzionale post-operatorio più rapido.
Abbiamo parlato dei
vantaggi del Fast Track e di
come si applica in chirurgia ortopedica, con
il Dottor Lorenzo Sani co-coordinatore del team di Anestesia dell'
Ospedale Cortina - struttura ospedaliera polispecialistica accreditata SSN - che lavora in équipe con
il Dottor Giorgio Franceschi chirurgo ortopedico specializzato in chirurgia protesica robotica e artroscopica del ginocchio, entrambi attivi presso l'
Ortopedia e Traumatologia.
Cos’è il percorso Fast Track?
Il Fast Track o percorso breve, è un protocollo di gestione perioperatoria del paziente, basato sull’evidenza scientifica, al fine di
ottimizzare tutte le fasi del percorso chirurgico: dalla preparazione preoperatoria alla riabilitazione post-intervento - spiega il Dottor Sani.
Sebbene il vocabolo "protocollo" possa far pensare a una procedura standardizzata, in realtà si tratta di
un insieme di strategie personalizzate in base alle esigenze specifiche del paziente. Questo
percorso multidisciplinare, che
integra le competenze di chirurghi ortopedici, anestesisti, ematologi, fisioterapisti e fisiatri, consente al paziente un recupero più rapido della funzionalità articolare, permettendo una dimissione ospedaliera anticipata rispetto alle procedure protesiche più tradizionali.
I vantaggi del percorso Fast Track
Il percorso Fast Track– ribadisce il Dottor Sani - è studiato per
ottimizzare e velocizzare il processo di riabilitazione del paziente. E’ possibile raggiungere questo obiettivo con:
- una preparazione preliminare del paziente, attivamente coinvolto e adeguatamente informato su ogni fase del percorso terapeutico;
- la mobilizzazione precoce, che riduce significativamente il rischio di complicanze post-operatorie, come trombosi e problemi respiratori;
- una riduzione dei tempi di degenza, per migliorare il benessere psicologico dei pazienti e diminuire il rischio di infezioni ospedaliere;
- trattamenti chirurgici mininvasivi computer assistiti e robotici, meno traumatici per un più rapido recupero post-operatorio;
- una minore necessità di trasfusioni di sangue;
- una gestione del dolore efficace e personalizzata.
Tutti i pazienti sono idonei al percorso Fast Track?
Il percorso Fast Track può essere, potenzialmente, indicato per tutti i pazienti candidati a
chirurgia protesica elettiva di ginocchio e anca. L’idoneità di un paziente al percorso Fast Track – sottolinea il Dottor Franceschi - deve essere valutata caso per caso dagli specialisti: verificando con attenzione la presenza di eventuali altre patologie associate che potrebbero rendere più complicato il percorso o di problematiche legate all’età e al grado di autonomia nel movimento presente prima dell’intervento, in un’ottica di personalizzazione della chirurgia e della cura.
La preparazione preoperatoria
Il successo del percorso Fast Track - evidenzia il Dottor Sani - è correlato alla
collaborazione tra il paziente e il team multispecialistico. Per favorire un recupero ottimale è fondamentale che il paziente sia in buono stato di salute e segua attentamente le indicazioni ricevute dal personale sanitario.
Prima dell’intervento chirurgico il paziente deve:
- astenersi dal tabacco da almeno 4 settimane;
- evitare l’assunzione di alcol;
- eseguire, a casa, esercizi motori mirati per potenziare i muscoli degli arti inferiori;
- assumere almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
- seguire una dieta equilibrata e varia per ottimizzare i risultati post-operatori.
E’ importante anche
monitorare i livelli di emoglobina, affinché il paziente si sottoponga all’intervento di chirurgia protesica con adeguate riserve di sangue. Per ridurre le perdite ematiche, si possono utilizzare i farmaci antifibrinolitici, come l’acido tranexamico, somministrato a dosaggi di 10-15 mg, è ritenuto sicuro per prevenire l’anemia postoperatoria. Tuttavia, l’impiego di questi farmaci non è generalizzato a tutti i pazienti, ma viene valutato caso per caso.
Dall’anestesia alla gestione del dolore
L’anestesia generale e quella locoregionale sono considerate equivalenti in termini di efficacia. Il dolore, invece, può essere gestito con farmaci anti-infiammatori e analgesici utilizzando tecniche personalizzate in base alle esigenze di ciascun paziente. Una tecnica particolarmente indicata per la chirurgia protesica del ginocchio è
l'analgesia da infiltrazione locale o
Local Infiltration Analgesia (LIA), che consente
un efficace controllo del dolore postoperatorio. Il Dottor Franceschi utilizza, sistematicamente, questa tecnica per tutti i pazienti sottoposti a intervento di protesi di ginocchio, con una media di tre impianti protesici per seduta, ottenendo risultti significativi nella riduzione del dolore. In rari casi selezionati si opta per trattamenti antalgici alternativi - specifica il Dottor Sani.
Riabilitazione e follow up
Subito dopo l'intervento si inizia
la riabilitazione precoce invitando il paziente, in posizione supina, ad eseguire una lieve flessione del ginocchio e una rotazione della coscia. Dal giorno successivo all’intervento il paziente viene invitato a deambulare. Dopo circa 3 giorni viene dimesso dalla degenza ospedaliera per proseguire
la rieducazione motoria e funzionale post-chirurgica nel nostro presidio di Cortina - conclude il Dottor Sani - dove, per circa 7-10 giorni, segue
un percorso di riabilitazione sotto la guida del fisioterapista e del fisiatra per un recupero ottimale della mobilità.
I progressi sono monitorati con controlli periodici, apportando, se necessario, eventuali modifiche al piano riabilitativo.