Villa Serena / 12 dicembre 2023

Patologie croniche femminili: quali sono e perché spesso sono sottovalutate

Patologie croniche femminili: quali sono e perché spesso sono sottovalutate
Endometriosi, adenomiosi, fibromi uterini e dolore vulvare (vulvodinia) sono patologie croniche femminili fortemente invalidanti e spesso sottovalutate perché i sintomi sono considerati fisiologici di genere. Per questo motivo tali condizioni patologiche sono penalizzate da un forte ritardo diagnostico (dai 5 ai 9 anni). Il dolore cronico correlato a queste patologie può condizionare significativamente la vita delle donne con ripercussioni negative in ambito psicologico (senso di frustrazione, depressione, ansia, problemi relazionali con il partner, ecc), sociale e lavorativo.

Per poterle individuare precocemente è importante aumentare la consapevolezza sull’esistenza di queste patologie, attuare la presa in carico e la cura delle pazienti con esami approfonditi e percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari e personalizzati.

Endometriosi, adenomiosi e fibromi uterini: quali sono le differenze

L’endometriosi e l’adenomiosi sono alterazioni dell’endometrio, il tessuto che riveste l’utero, tuttavia sono due condizioni patologiche diverse.
 
L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica, ricorrente, caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori dell’utero: tube, ovaie, vescica, intestino.  La comparsa e la crescita di queste lesioni, nei diversi organi, talvolta, può coesistere- spiega il dottore.
Sono quasi 3 milioni, in Italia, le donne con diagnosi conclamata di endometriosi di cui circa il 10- 15% in età fertile, con picchi di incidenza tra i 25 e i 35 anni (secondo i dati AOGOI, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani). Nell’endometriosi, se le cellule endometriali sono localizzate nell’intestino o nella vescica, si può avere dolore alla defecazione o alla minzione.

Nell’adenomiosi, a differenza dell’endometriosi, il tessuto endometriale cresce all’interno del miometrio parete muscolare dell’utero.  Forme lievi di adenomiosi possono manifestarsi in circa il 20% delle donne con più di 40 anni.

A volte endometriosi e adenomiosi possono anche coesistere.

I fibromi (o miomi) uterini sono, invece, neoformazioni solide benigne che si sviluppano nel tessuto muscolare dell'utero. La loro incidenza varia in relazione all’età e in Italia sono circa 3 milioni le donne con fibromatosi uterina. Insorgono solitamente nell’età fertile, per lo più fra i 30 e i 45 anni e, a volte, regrediscono dopo la menopausa.

I sintomi delle patologie croniche femminili: come riconoscerli

Il dolore pelvico cronico, ricorrente è il sintomo principale di delle patologie croniche femminili.
Altri sintomi possono essere:
  • dispareunia, dolore durante i rapporti sessuali
  • mestruazioni abbondanti e/o ravvicinate
  • 颈苍蹿别谤迟颈濒颈迟à e difficoltà di portare a termine una gravidanza
  • pollachiuria (bisogno di urinare più spesso).
La sintomatologia del fibroma, in particolare, non dipende tanto dalle dimensioni quanto dalla sua localizzazione: miomi di notevoli dimensioni possono non provocare sintomi a differenza di quelli di piccole dimensioni che, se situati, ad esempio, nella cavità endometriale, possono manifestarsi con sintomi severi.

Come si effettua la diagnosi

In alcuni casi, endometriosi, adenomiosi e fibromi sono asintomatici e vengono individuati durante la visita ginecologica di routine o durante controlli specialistici per altre patologie.

Per un corretto inquadramento diagnostico è essenziale effettuare insieme alla visita ginecologica:
  • una precisa anamnesi, raccolta della storia clinica della paziente e dei sintomi per rilevare caratteristicihe del dolore, esordio, durata, associazione con altri sintomi ecc
  • ecografia addominale e transvaginale
  • Risonanza Magnetica pelvica o TC in casi selezionati.

Quali sono i trattamenti

Per ogni paziente è indispensabile seguire un percorso terapeutico multispecialistico e personalizzato in base a diverse variabili: l’età, il quadro clinico della paziente, i sintomi, l’insorgenza e lo stadio della patologia, la localizzazione, il desiderio o meno di una gravidanza e la possibilità di coinvolgimento multiorgano.

L’approccio terapeutico di elezione è l’uso di farmaci ormonali ad azione contraccettiva (progestinici, estroprogestinici).  La terapia farmacologica è utile, anche, dopo la chirurgia, per ridurre il rischio di recidiva, tenere sotto controllo i sintomi e migliorare la qualità della vita della donna. Si ricorre, invece, alla chirurgia mininvasiva se la paziente non risponde alla terapia farmacologica e in casi specifici.  Inoltre, a causa dell’impatto che queste patologie hanno sulla vita personale, affettiva e professionale della donna è consigliabile anche un adeguato sostegno psicologico.

Quando si manifesta il dolore vulvare

Il dolore vulvare o vulvodinia è specificamente una patologia cronica e invalidante caratterizzata proprio da dolore persistente. Può essere provocata dalla crescita disordinata di piccole terminazioni nervose presenti a livello della vulva. La sintomatologia dolorosa viene descritta dalle pazienti come bruciore, prurito o una sensazione di scossa e di puntura di spilli a livello della zona vulvare. In Italia sono circa il 15% le donne, soprattutto in età fertile, con questa patologia (secondo i dati dell'Associazione Italiana Vulvodinia).
 
La vulvodinia si diagnostica in un certo senso per esclusione: i dolori vulvari, infatti, possono essere provocati anche da altre patologie ginecologiche, vaginite, infezioni (candida, Herpes genitale),neoplasie ecc. per questo motivo è particolarmente difficile da diagnosticare.

Nel corso della visita ginecologica, lo specialista, deve raccogliere la storia clinica dettagliata della paziente e, in caso di sospetto diagnostico, eseguire il Q-tip test o swab test, un esame non invasivo in cui vengono delicatamente toccati alcuni punti specifici della vulva mediante l'utilizzo di un apposito cotton-fioc.  Se il tocco leggero viene percepito come doloroso, può essere vulvodinia, diversamente il dolore vulvare potrebbe essere provocato da altre patologie.

Un approccio terapeutico multispecialistico

La gestione della vulvodinia richiede un approccio terapeutico multispecialistico. Vengono utilizzati farmaci neurologici per diminuire l'ipersensibilità delle fibre nervose, farmaci analgesici o creme anestetiche a uso topico. Inoltre possono essere consigliate terapie fisiche come la riabilitazione del pavimento pelvico, se presente un'eccessiva contrattura involontaria della muscolatura vaginale.

E' sempre importante anche il counseling psicologico per valutare qual è la percezione della patologia, misurare l’ansia, lo stress e la depressione delle donne, aiutarle ad affrontare la situazione e le problematiche a essa correlate con la serenità necessaria.
Per informazioni leggi anche > Ginecologia di Villa Serena di Genova
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Revisione medica a cura di: Dott. Antonio Giacomo Parodi

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