L’
Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, in Italia,
ogni 3 diabetici diagnosticati ce n'è 1 che non sa di esserlo, perché i sintomi sono difficili da riconoscere e non sempre sono direttamente riconducibili al diabete.
Vi sono però alcuni segnali che dovrebbero indurre a fare alcuni esami: perdita di peso improvvisa (magari in persone in sovrappeso), sete eccessiva, bisogno di urinare spesso ed urinazione abbondante, senso di debolezza ingiustificato, offuscamento della vista, formicolio a mani e piedi.
Un semplice esame del sangue, per
controllare il valore della glicemia, può portare alla luce la patologia.
Secondo l’American Diabetes Association, la
diagnosi di diabete può essere avanzata quando:
- la glicemia è superiore a 200 mg/dl in qualunque momento del giorno;
- la glicemia a digiuno è superiore a 126 mg/dl in almeno 2 misurazioni consecutive;
- la glicemia, dopo 120 minuti dal test da carico orale di tolleranza al glucosio, è superiore a 200 mg/dl.
Quest’ultimo test si esegue dopo l’assunzione per bocca di una soluzione acquosa contenente 75 grammi di glucosio preceduta da un prelievo di sangue per misurare la glicemia a digiuno, e successivamente altre 3 misurazioni si eseguono a intervalli di 60, 120 e 180 minuti.
Un altro parametro che può concorrere alla diagnosi è il controllo dell’emoglobina glicata (proteina che si trova all’interno dei globuli rossi) che indica i livelli medi di glucosio nel sangue negli ultimi 2-3 mesi circa; non deve superare il 6,5% e si misura con un semplice prelievo del sangue.
Il diabete evolve lentamente, causando danni che possono coinvolgere diversi organi del corpo: l’apparato cardiovascolare, favorendo l’ipertensione, l’aterosclerosi e aumentando il rischio d’infarto e ictus; l’apparato visivo, procurando le retinopatie che danneggiano i capillari della retina offuscando la visione; l’apparato renale causando le nefropatie così che il rene non svolge più la funzione di ripulire il sangue e infine l’apparato nervoso con la comparsa di neuropatie a livello di piedi e gambe.
Prima che il diabete diventi una malattia conclamata, nei pazienti predisposti si verifica una fase cosiddetta di pre-diabete. “Il prediabete – afferma il Professor Comaschi dell' U.O. di Diabetologia dell'Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità ICLAS di Rapallo – non è una vera e propria patologia ma un’alterazione del metabolismo degli zuccheri, situazione ancora reversibile. Le Linee Guida italiane ed europee sul diabete definiscono il prediabete con un altro termine: ridotta tolleranza glucidica, situazione che non necessariamente evolverà in diabete. Purtroppo, non sempre questo stato viene riconosciuto e, quando il diabete è ormai conclamato, l’organismo ha già subito danni e frequentemente sono già presenti complicanze.
L’arma migliore è la diagnosi precoce. Per mettere in luce le iniziali alterazioni della glicemia, si consiglia di eseguire la curva da carico di glucosio e controllare il valore della glicemia a digiuno che, nella fase di prediabete, è compreso tra 100/125 mg/dl”.
L’esame della curva da carico di glucosio e il valore della glicemia a digiuno, permettono di individuare le persone che non hanno ancora il diabete ma che presentano un rischio elevato di una sua comparsa. L’obiettivo della prevenzione è un corretto stile di vita: perdere peso se si è in sovrappeso, seguire una corretta alimentazione e svolgere attività fisica. Si stima che la precocità di diagnosi riduca o ritardi il rischio della comparsa della patologia in più del 60% dei casi.
Non meno importante è scoprire anche chi, pur avendo valori glicemici normali, presenta un rischio più o meno elevato di sviluppare, entro 10 anni, il disturbo. I gruppi di persone maggiormente a rischio sono:
- chi ha familiari di primo grado affetti da diabete;
- chi è obeso o in sovrappeso;
- soggetti con precedenti eventi cardiovascolari, pressione alta (Ipertensione) o alterazioni dei lipidi nel sangue (dislipidemie; elevato colesterolo LDL, trigliceridi alti);
- donne che hanno presentato iperglicemie durante la gravidanza (diabete gestazionale) e che hanno partorito neonati di peso superiore ai 4kg.
Anche a queste persone va rivolto un programma di educazione alimentare e di attività fisica regolare, persino una semplice camminata può essere di grande aiuto. ? importante eliminare il fumo, monitorare periodicamente i fattori di rischio come i valori della pressione, del colesterolo, dei trigliceridi.
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