Ernia ombelicale

L’ernia ombelicale è la protrusione di una piccola parte di tessuto omentale o intestinale all’esterno della parete muscolare addominale.
Ernia ombelicale
Esistono numerose tipologie di ernia, in quanto la dinamica che ne è all’origine può interessare diverse aree del corpo: si tratta infatti della fuoriuscita di un organo o un tessuto dalla parete che dovrebbe contenerli. Un esempio è l’ernia ombelicale.

L'ernia ombelicale si verifica quando una parte dell'intestino fuoriesce dall'apertura dei muscoli addominali vicino all'ombelico. Le ernie ombelicali sono comuni e in genere innocue. Sono più frequenti nei neonati, ma possono colpire anche gli adulti e in questo caso è maggiore la probabilità di dover riparare l’ernia chirurgicamente.

Che cos’è l’ernia ombelicale

L’ernia ombelicale è la protrusione di una piccola sezione di tessuto attraverso la parete muscolare dell’addome. Il tessuto erniato può essere omento, ossia la formazione peritoneale sierosa che ricopre gli intestini, oppure una parte degli intestini stessi.

Dentro l’addome, infatti, l’intestino è protetto da tre strati di copertura:

  • il peritoneo (quello più interno),
  • la parete muscolare (strato centrale),
  • la pelle (quello più esterno).
La natura della protrusione non è un dettaglio, ma anzi può determinare l’evoluzione dell’ernia e le sue conseguenze. Le ernie ombelicali possono risultare silenti oppure essere la causa di complicanze molto serie: proprio per questo motivo, è indispensabile saper identificare e distinguere i vari segnali con cui si presenta.

Come si manifesta l’ernia ombelicale? All’inizio del suo sviluppo provoca segni minimi. ? possibile rilevare soltanto una tumefazione soffice di piccole dimensioni in una precisa area: diventa infatti visibile l’ernia vicino all’ombelico, soprattutto quando il soggetto si trova in posizione eretta. Anche se si tratta di una manifestazione lieve e talvolta anche poco visibile, soprattutto se presente in pazienti obesi o in sovrappeso, questo rigonfiamento è certamente il campanello d’allarme tipico.

Le sue dimensioni possono variare da 1 fino a 5 centimetri di diametro e in genere aumentano durante alcuni tipi di sforzo (pianto, tosse, defecazione), mentre si riducono nel momento in cui il paziente si rilassa o si stende.

I sintomi di ernia ombelicale possono comprendere: dolore nell’area addominale (soprattutto durante e dopo i suddetti sforzi) e sensazione di pesantezza sull’addome stesso.

Con un’ernia ombelicale, quando preoccuparsi? ? necessario intervenire con grande urgenza quando nel paziente adulto si manifesta un dolore improvviso e particolarmente acuto, unito all’impossibilità di ridurre il gonfiore premendo con le dita e a un arrossamento della cute nell’area interessata.
Tutti questi segnali potrebbero far pensare a uno strozzamento dell’ernia ombelicale, una pericolosa complicazione.

L’ernia ombelicale può manifestarsi in pazienti di ogni tipo, poiché è legata a un difetto fisiologico.
Dal bambino neonato o molto piccolo fino al paziente adulto, questa problematica può emergere in varie fasi della vita di un soggetto.
In particolare, si distinguono tre fasi:
 
  • Ernia ombelicale fetale (onfalocele), che si manifesta durante la gestazione
  • Ernia ombelicale neonatale, in seguito alla caduta del cordone ombelicale
  • Ernia ombelicale nell’adulto
 

Ernia ombelicale nell’adulto


Anche se molto spesso rappresenta una condizione presente fin dal momento della nascita, altrettanto spesso l’ernia ombelicale si manifesta nell’adulto anche diversi anni dopo e ha cause legate soprattutto a un indebolimento delle fasce muscolari.
Come si è accennato, i sintomi dell’ernia ombelicale in un adulto possono variare a seconda della gravità del problema: da un semplice e piccolo rigonfiamento fino ai segnali di uno strozzamento, da affrontare con la massima tempestività.
Nella maggior parte dei casi, le ernie ombelicali nell’adulto si risolvono solo con un intervento chirurgico di correzione.
 

Ernia ombelicale nei bambini


Si tratta in assoluto della condizione più comune, in particolare nei neonati o nei bimbi molto piccoli che sono nati da un parto prematuro (circa nell’80% dei casi).
All’interno del ventre materno, il nutrimento giunge al feto attraverso il cordone ombelicale, che funge da collegamento con la placenta. Ciò avviene grazie all’anello ombelicale, ossia un orifizio nell'addome del feto. L’anello dovrebbe sigillarsi in seguito alla nascita, ma, quando ciò non accade o accade solo in parte, la parete muscolare corrispondente presenta un punto debole: proprio qui si sviluppa l’ernia ombelicale, in seguito alla caduta del cordone ombelicale.

Nella maggior parte dei soggetti che non hanno ancora compiuto un anno, l’ernia ombelicale può rientrare in autonomia, senza lasciare segni o conseguenze. Questo dipende dal fatto che il bambino inizia a camminare, favorendo lo sviluppo dei muscoli addominali. Dopo il quarto anno di vita, se non si è verificata una risoluzione spontanea del problema, è possibile pianificare un eventuale intervento chirurgico. Questa opzione vale doppiamente per le bambine, in previsione di una futura gravidanza.

L’origine dell’ernia ombelicale può essere identificata specialmente in una debolezza della muscolatura, che a sua volta può essere favorita da diversi fattori di rischio.

Nei neonati:
 
  • Malnutrizione della donna durante la gravidanza
  • Cicatrizzazione tardiva del cordone ombelicale
  • Trattamento non opportuno della ferita post-caduta del cordone
  • Più raramente, patologie metaboliche, ipotiroidismo congenito, sindrome di Down, sindrome di Freeman-Sheldon (difetto congenito che comporta alterazioni delle ossa e contratture articolari)

Negli adulti:
 
  • 翱产别蝉颈迟à o sovrappeso
  • Ascite, ovvero una raccolta eccessiva di liquido all’interno della cavità addominale. Essa è in genere conseguenza di cirrosi epatica
  • Tumori della cavità addominale
  • Gravidanze multiple
  • Sollevamento abituale e continuativo di carichi troppo pesanti
  • Interventi chirurgici

Inoltre, il volume dell’ernia ombelicale può anche aumentare in seguito a semplici ma precisi sforzi: dalla risata al pianto, fino alla tosse (soprattutto persistente) e all’atto della defecazione.

La diagnosi di ernia ombelicale è in genere clinica: al medico bastano l’osservazione e la palpazione dell’addome per riconoscere la presenza del tipico nodulo.
Ad alcuni pazienti il medico può chiedere di tossire, per verificare un eventuale aumento di volume dell’ernia. Inoltre, per capire se la situazione è passibile di complicanze future, è possibile che si richieda l’esecuzione di un’ecografia addominale: essa consente di individuare la natura del tessuto erniato, ansa intestinale o tessuto omentale, e di valutarne le reali dimensioni.

Come si è accennato nel caso dei pazienti più piccoli, un’ernia ombelicale può rientrare del tutto, se si manifesta entro il primo anno di vita.

Diversa è la questione in caso di pazienti adulti: quando è ormai accertata la diagnosi di ernia ombelicale, “quando va operata?” è la domanda fondamentale, che sorge nella gran parte delle situazioni. ? infatti assai difficile che tale condizione possa risolversi da sola, soprattutto se il paziente è in età avanzata. Con il trascorrere degli anni, infatti, le ernie ombelicali hanno la tendenza ad accrescere di volume.

Ciò può rappresentare un certo rischio: facilmente l’ernia ombelicale può generare complicanze, in quanto si trova a strettissimo contatto con gli elementi interni dell’addome. Si parla ad esempio di ernia ombelicale incarcerata (o non riducibile) quando il tessuto erniato scende progressivamente, facendo sì che i bordi del difetto addominale si irrigidiscano, e non ha più possibilità di rientrare.

Se il tessuto interessato è l’omento, l’operazione chirurgica dev’essere rapida ma non urgente. Se invece il tessuto coinvolto è intestinale,sarebbe importantissimo intervenire in breve tempo per evitare complicanze più gravi:
 
  • Ernia ombelicale intasata. Comporta il blocco del passaggio degli alimenti, dando luogo a un’occlusione intestinale. Con questa tipologia di ernia, l’addome appare disteso e il paziente prova dolore, nausea e vomito.
  • Ernia ombelicale strozzata. In questo caso, il tratto intestinale interessato è ormai stretto al di fuori dalla parete addominale a tal punto da bloccare l’afflusso di sangue: si tratta di una condizione molto pericolosa, poiché l’afflusso sanguigno ridotto o del tutto interrotto può portare alla morte dei tessuti intestinali coinvolti (necrosi) e alla loro perforazione. L’operazione chirurgica si rende rigorosamente urgente, con l’obiettivo di riattivare la circolazione sanguigna. L’ernia ombelicale strozzata dà sintomi tipici dell’occlusione intestinale, con un dolore particolarmente intenso.

Dunque, l’ernia ombelicale quando va operata? In tutte le situazioni in cui si vuole definitivamente risolvere la problematica: l’intervento chirurgico è infatti l’unico modo per ottenere tale risultato. Bisogna infatti considerare che le complicazioni possono insorgere anche a distanza di diversi anni rispetto alla comparsa dell’ernia e in modo del tutto inatteso.

Una nota a parte meritano le ernie ombelicali post-gravidanza: in genere, si attende che esse rientrino spontaneamente entro 10 mesi dal parto. Se ciò non avviene, è bene pianificare l’operazione risolutiva.

Il paziente deve prima di tutto osservare alcune norme di preparazione:
 
  • Nei giorni precedenti indossare una fascia elastica addominale ed evitare sforzi
  • Il giorno prima dell’operazione depilare se necessario la zona interessata e restare a digiuno dalla mezzanotte, con un digiuno totale (alimenti solidi e acqua) per almeno le 6 ore immediatamente precedenti l’intervento
  • Il giorno stesso, portare con sé tutti i referti e la documentazione clinica relativa agli ultimi mesi, nonché l’elenco dei farmaci assunti


L’intervento di ernia ombelicale consiste in una incisione subito sopra l’ernia stessa: questo consente di ridurne nuovamente il contenuto all’interno della parete muscolare dell’addome.

In seguito, per rendere stabile la correzione, si suturano i muscoli per sigillare la parete nel punto in cui si era indebolita. In alcuni casi, se l’apertura risulta troppo ampia per poter essere richiusa semplicemente suturando i muscoli, il chirurgo potrebbe quindi optare per l’inserimento di una sottile rete sintetica detta mesh, che ha l’obiettivo di sigillare l’apertura e rafforzare la parete addominale, diminuendo così di molto il rischio di recidive.

L’operazione di ernia ombelicale si conclude con la chiusura della cute intorno all’incisione e la relativa sutura.

Un intervento all’ernia ombelicale ha una durata di circa 20 o al massimo 30 minuti e può essere eseguito con anestesia locale o totale: ciò dipende sia dalle condizioni dell’ernia, in particolare dalle sue dimensioni, sia dalle esigenze del paziente.
Quando è compresa entro i 2 centimetri di diametro, per correggere l’ernia ombelicale l’intervento si esegue in anestesia locale o anche spinale e il paziente può tornare a casa il giorno stesso.
Quando invece la protrusione supera i 5 centimetri di diametro, si rende spesso necessario ricorrere all’anestesia totale, in modo da riuscire a lavorare più agevolmente sui tessuti e posizionare la rete nel modo opportuno.

L’intervento può essere eseguito in due modalità: per via laparoscopica (ideale per le ernie ombelicali con diametro di 2 o 3 centimetri) oppure open (indicata per intervenire su ernie di grandi dimensioni). In alcuni casi, i tempi di degenza possono quindi raggiungere anche i 3 giorni.

Subito dopo un’operazione di ernia ombelicale, il paziente deve fare attenzione a non fare sforzi particolari, piegarsi o torcere l’addome. Su consulto del medico, può riprendere le proprie attività lavorative dopo un periodo di 10 giorni, al massimo 15, a meno che non si tratti di un lavoro che richiede un impegno fisico intenso.
Sempre rigorosamente su consiglio dello specialista, può anche riprendere a fare sport dopo circa 20-30 giorni.

? piuttosto frequente rilevare un poco di gonfiore e di ecchimosi presso la sede dell’incisione, che in circa due settimane si attenuano in autonomia. ? però assolutamente obbligatorio rivolgersi al medico se compaiono sintomi come:
 

  • Febbre a 39°C
  • Gonfiore troppo persistente o voluminoso
  • Dolore addominale molto forte
  • Sanguinamento
  • Debolezza
  • Affanno respiratorio
  • Nausea
  • Difficoltà nell’urinare o nell’evacuare
 

Tali segni potrebbero essere dovuti a un’infezione in atto, su cui è necessario agire molto rapidamente.

Talvolta, soprattutto nel caso di bimbi piccoli, di fronte al comparire del cosiddetto “ombelico in fuori”, i rimedi di un tempo prevedevano strategie come il cinto ombelicale (una fascia da indossare per comprimere la protuberanza) o perfino l’applicazione di oggetti metallici sull’ernia. Ma essi non hanno una vera utilità nella risoluzione di un’ernia ombelicale: l’intervento chirurgico mirato risulta il solo trattamento decisivo in tutti i casi. La fascia elastica addominale è invece un’ottima alleata nel post-intervento: dev’essere indossata dal paziente per almeno un mese, per supportare i muscoli addominali.

L’ernia ombelicale costituisce una condizione a cui prestare la massima attenzione, in quanto trascurarne l’evoluzione e non intervenire in tempo può generare tutta una serie di conseguenze anche molto gravi.

La scelta migliore per il paziente è quella di affidarsi a strutture specializzate in cui sia possibile trovare tutte le seguenti risorse:
 
  • Uno specialista chirurgo per ernia ombelicale, che possa a sua volta contare su un team multidisciplinare di esperti
  • La tecnologia più avanzata per supportare al meglio diagnosi e trattamento
  • Una visione a 360 gradi, che porti a un percorso esclusivamente calibrato sulle esigenze del paziente

Gli si fondano su tali principi e competenze, a cui si unisce un approccio costante di ricerca ed evoluzione scientifica.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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