Negli ultimi anni la medicina ha riscoperto quel ruolo centrale giocato dall'intestino nel mantenimento della salute o nella comparsa di diverse malattie che era già noto in tutte le medicine tradizionali - da quella cinese a quella ippocratica. Grazie ai progressi tecnologici e scientifici, oggi sappiamo che la maggior parte di questa influenza è giocata dal microbiota intestinale, l'insieme dei miliardi di microorganismi che popolano il nostro tratto digerente.
Ce ne parla nell’intervista che segue il
Dott. Nicola Castaldini, Direttore Sanitario e Responsabile di
Medicina Interna presso il
Primus Forlì Medical Center.
Quali funzioni svolge il microbiota intestinale per la nostra salute?
In condizioni normali, manteniamo un rapporto di simbiosi con il nostro microbiota, ovvero di reciproco vantaggio. Tra le principali funzioni positive del microbiota c'è la corretta maturazione in età infantile ed il successivo mantenimento di un sistema immunitario efficiente, la capacità di estrarre energia dal cibo (fino al 15-20% delle calorie giornaliere), il mantenimento della barriera intestinale e di regolazione della permeabilità. Ancora, la produzione di vitamine e di altre sostanze benefiche, tra cui gli acidi grassi a catena corta (butirrato, acetato e propionato) ed altre sostanze utili al corretto funzionamento del sistema nervoso centrale. Inoltre, i microorganismi "buoni" contrastano la proliferazione di altre specie potenzialmente patogene, prevenendo infezioni enteriche.
Ci sono delle patologie nel cui sviluppo è stato dimostrato un ruolo del microbiota intestinale?
La letteratura medica indica ormai chiaramente un ruolo cruciale di un microbiota alterato ("disbiotico") nello sviluppo sia di patologie intestinali (disturbi ricorrenti intestinali, colon irritabile, malattie infiammatorie croniche intestinali,
cancro del colon), che extra-intestinali (cardiovascolari,
辞产别蝉颈迟à e malattie metaboliche, autoimmuni, neuro-degenerative, neoplasie).
Come possiamo mantenere un microbiota intestinale sano?
Anzitutto occorre conoscere la composizione del proprio microbiota, che è unica e irripetibile come una impronta digitale. Per farlo, l'unico metodo attualmente riconosciuto a livello internazionale è l'analisi genetica, nello specifico il sequenziamento del gene 16S batterico ottenuto da un piccolo campione di feci.
In Italia pochi centri sono in grado di effettuare tale analisi; noi collaboriamo con Wellmicro, spin-off dell'Università di Bologna.
Fatto questo, occorre valutare i risultati ottenuti nel quadro complessivo del paziente e far seguire le prescrizioni nutrizionali, probiotiche, prebiotiche, integrative ed eventualmente farmacologiche più adatte al caso. E' un lavoro di equipe che condivido con un collega nutrizionista e gli specialisti microbiologi, anche perché occorre un costante aggiornamento sulle novità che emergono dai nuovi studi scientifici ed un approccio multidisciplinare. Grazie alla stabilità del campione che può essere spedito facilmente ed alla tecnologia, possiamo gestire pazienti anche a distanza, specie nel tempo, visto che si tratta spesso di problemi cronici o ricorrenti.
A chi consiglierebbe, quindi, di fare questa indagine?
Sarebbe utile a tutti almeno una volta nella vita, l'esame è semplice e veloce. In particolare, lo raccomando a chi soffre di disturbi intestinali cronici o ricorrenti (colon irritabile, alternanza stipsi-diarrea, dolore e/o gonfiore), di malattie croniche non intestinali (patologie autoimmuni o allergiche, infezioni ricorrenti genito-urinarie, etc), sovrappeso e disturbi metabolici, in gravidanza (il microbiota materno influenza notevolmente quello del nascituro), negli sportivi.
Per maggiori informazioni contatta il Primus Forlì Medical Center allo 0543.804311 o scrivi tramite form contatti