All’interno dell’intestino di ciascun essere umano è presente un insieme di microorganismi, una comunità batterica piuttosto eterogenea che prende il nome di microbiota intestinale. Ma qual è il suo ruolo nella vita quotidiana e soprattutto durante momenti delicati come la gravidanza? Ne abbiamo parlato con il Dott. Nicola Castaldini, medico internista presso.
Dottore, che cos’è il microbiota intestinale e perché è importante monitorarlo?
Potremmo definirlo una sorta di impronta digitale di ciascuno di noi. Ciò non significa che il microbiota intestinale resti invariato e costante lungo tutto l’arco della vita. La comunità microbica si evolve e si trasforma continuamente, allo scopo di rispondere sempre più attivamente all’organismo che la ospita. Ha un ruolo fondamentale nel corretto sviluppo del corpo, che dev’essere rigorosamente in simbiosi con i batteri al suo interno. A sua volta, il microbiota intestinale dev’essere costituito da elementi in armonia fra loro. Il microbiota intestinale supporta la metabolizzazione di numerose sostanze e non è scontato che tutte quelle che ingeriamo ogni giorno siano fonte di benessere: sono allora le famiglie batteriche a entrare in azione e rendere innocue le sostanze potenzialmente dannose.
Focalizziamoci ora sulla gravidanza. Quale rapporto c’è fra microbiota intestinale, vaginale e uterino?
Innanzitutto dobbiamo identificare la famiglia batterica più influente sulla fertilità femminile: i Lactobacilli, produttori di acido lattico presenti in quantità inferiori nelle donne non fertili. Essi sono i maggiori componenti del microbiota vaginale, che a sua volta è condizionato dal microbiota intestinale. Lo stato di salute della vagina è quindi orientato da un ambiente adeguatamente acido. Anche l’utero, sebbene in quantità molto minori, è popolato da alcune tipologie di batteri, in particolare Lactobacilli e Prevotella, ed è un elemento da non sottovalutare. I dati a disposizione ci dicono addirittura che un microbiota uterino composto per il 90% da Lactobacilli è connesso a un tasso più elevato di impianto dell’embrione durante la procreazione assistita.
Come cambia il microbiota intestinale durante la gravidanza e che ruolo ha l’alimentazione del bambino?
Durante la gravidanza, si trasformano sia il microbiota vaginale, che ospita una comunità batterica più stabile e dominata dai Lactobacilli, sia il microbiota intestinale. Quest’ultimo vede aumentare i Firmicutes, che supportano la produzione e l’accumulo di energia, e i batteri delle famiglie Akkermansia e Bifidobacterium, legati alla risposta immunitaria. ? inoltre emerso che placenta e liquido amniotico, un tempo considerati sterili, sono al contrario caratterizzati da una popolazione batterica. Particolare attenzione richiede il momento del parto, durante il quale prosegue la colonizzazione batterica del feto. Le conseguenze sono ragguardevoli: in caso di parto naturale, il bambino assimila la flora batterica vaginale materna, mentre in caso di parto cesareo, assimila i batteri della pelle del ventre materno. Anche dopo la gravidanza, lo stesso microbiota intestinale del bambino può subire variazioni rilevanti a seconda del tipo di alimentazione che riceve, se artificiale o con allattamento al seno. Inoltre, se nutrito con latte artificiale, il bambino nato da parto cesareo rischia maggiormente di soffrire di allergie in seguito.
In caso di alterazione del microbiota in gravidanza, quali sono i rischi?
Secondo i più recenti studi, sia il microbiota intestinale che quello vaginale influiscono in modo significativo su eventuali complicanze. Fra queste, la prima è certamente il parto pre-termine, quindi prima della trentasettesima settimana di gestazione. Questa eventualità è favorita da Ureaplasma all’interno del microbiota vaginale. In questi casi, la disbiosi, ovvero lo squilibrio della flora batterica, all’interno della vagina è già presente al momento del concepimento. Essa riduce l’azione protettiva del muco cervicale, causando la colonizzazione dell’endometrio da parte dei batteri, prima che le membrane fetali si formino. Questo porta a un’infiammazione di decidua, placenta e membrane fetali, prima moderata e in seguito cronica. Quindi il sistema immunitario innato si attiva e si giunge al parto pre-termine. Sono dunque da considerare i livelli di Lactobacillus crispatus nel microbiota cervicale, da mettere in relazione a un minore rischio di complicazioni intra-amniotiche e di sepsi del neonato, ovvero una seria reazione all’infezione. Se presenti in misura opportuna, i Lactobacilli del microbiota vaginale contribuiscono invece a proteggere il feto, producendo batteriocine e acido lattico e facendo quindi abbassare il pH vaginale. Questo consente di prevenire la risalita di infezioni batteriche dalla vagina verso l’utero.
Come si può fare prevenzione?
Facendo analizzare il proprio microbiota vaginale e intestinale, quest’ultimo studiato da diversi anni presso Primus Forlì Medical Center attraverso un test specifico. Sottoporsi al test è importante per tutte le donne che desiderano avere un bambino, ma anche per quelle che già stanno affrontando una gravidanza, così da intervenire tempestivamente su possibili squilibri. ? essenziale mantenere un equilibrio ottimale, per la salute della madre e del futuro neonato.