Una volta accertata la presenza di pubalgia, cosa si può fare?
Prima di tutto, non esiste una cura vera e propria per questa sindrome dolorosa. ? però possibile ricorrere ad alcune strategie per rispondere al trauma e recuperare la funzionalità dell’area interessata.
In caso di pubalgia, il primo fra i rimedi è il
riposo assoluto o almeno il riposo dei muscoli e dell’articolazione che sono coinvolti nel disturbo. Dipende da ciascuna situazione, ma in genere il periodo di riposo opportuno varia
da 2 a 3 settimane fino a raggiungere alcuni mesi.
Per una pubalgia la terapia in fase acuta va poi a comprendere anche queste pratiche:
- Impacchi di ghiaccio sulla zona interessata per 15 minuti 2 o 3 volte al giorno. Questo rimedio è molto efficace nella riduzione del dolore;
- Assunzione di farmaci antiinfiammatori (per esempio ibuprofene), sia in crema (uso topico) che in compresse o bustine (uso orale). Questi farmaci possono far diminuire sia la sensazione dolorosa che l’infiammazione all’origine. Più rara è la necessità di intraprendere un rapido ciclo di terapia con cortisone;
- Fisioterapia, che ha un ruolo fondamentale. Per una pubalgia il trattamento fisioterapico è costituito da manipolazione, utilizzo di strumenti elettromedicali e allenamento funzionale. Nel dettaglio, si ricorre per esempio a:
- Laserterapia, durante la quale si tratta in modo mirato l’area interessata grazie all’energia luminosa del laser, che riduce il dolore, rilassa i muscoli e velocizza il processo di guarigione;
- Tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) che è un’ottima opzione, in quanto utilizza radiofrequenze per sollecitare una risposta nei tessuti.
- Terapia a ultrasuoni: grazie alle vibrazioni, le molecole dei tessuti colpiti si muovono con un effetto di micro-massaggio.
- TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation) contro il dolore e, se esso si rivela particolarmente duraturo, possono rendersi utili anche le onde d’urto, in quanto favoriscono l’apporto corretto di sangue ai tessuti infiammati e il progressivo riassorbirsi di eventuali calcificazioni.
Una volta superata la fase acuta della sindrome, con l’aiuto e la guida del fisioterapista il paziente può svolgere questi
esercizi:
- allungamento dei muscoli adduttori e della catena muscolare posteriore della coscia;
- rafforzamento degli adduttori con movimenti eccentrici e concentrici;
- rafforzamento dei muscoli addominali e del bacino;
- esercizi propriocettivi per supportare equilibrio e stabilità;
- esercizi di coordinazione e di controllo di tutto il tronco.
Questi non sono solo rimedi per la pubalgia nell’uomo, ma anche per quella che interessa le donne.
Per quanto riguarda il tema specifico della
gravidanza, dal momento che è giocoforza limitata la scelta dei farmaci da utilizzare, la futura mamma può anche usare una
fascia addominale di sostegno, da applicare sulla parte più bassa dell’addome in modo da contenerlo senza schiacciarlo. Non c’è comunque da preoccuparsi, né per la donna né per il bambino:
questo tipo di pubalgia in genere scompare dopo il parto e non tocca minimamente il feto.
? anche possibile ricorrere a
rimedi naturali per la pubalgia, come ad esempio l’applicazione di creme a base di piante con proprietà antiinfiammatorie: arnica, curcuma e zenzero. In ogni caso, nel riprendersi da una pubalgia i tempi di recupero sono strettamente collegati alla diligenza con cui il paziente si riposa e possono variare
da una settimana a diversi mesi, a seconda della situazione di partenza.
Se dovessimo quindi rispondere alla domanda “
come guarire dalla pubalgia?”, la risposta sarebbe:
con costanza e approccio multidisciplinare.