In genere, la sindrome WPW
non pone rischi particolari per la salute del paziente,
a meno che la patologia non sia associata alla fibrillazione atriale. Questa aritmia, che implica un battito cardiaco molto veloce e irregolare, impedisce agli atri di contrarsi adeguatamente, impattando sulla funzionalità dei ventricoli e di conseguenza sulla circolazione sanguigna. Un disturbo potenzialmente pericoloso, se non viene diagnosticato e trattato.
In una persona con WPW
la fibrillazione atriale può essere nei casi estremi causa di morte improvvisa, in quanto gli impulsi veloci possono passare verso i ventricoli attraverso la via accessoria con una frequenza molto più rapida dello standard. In ogni caso, anche in assenza di fibrillazione atriale, è piuttosto naturale temere per il proprio cuore con una diagnosi di sindrome di Wolff-Parkinson-White: del resto, si tratta di un organo imprescindibile per le funzioni vitali.
Una volta che è stata accertata la presenza della sindrome di Wolff-Parkinson-White,
cosa si può fare? Ecco le opzioni fra cui lo specialista può scegliere, in ordine crescente di proattività in base al numero e all’intensità degli episodi:
- Manovre di stimolazione del nervo vago da eseguire il prima possibile all’inizio dell’episodio, con l’obiettivo di ridurre la frequenza cardiaca. Per esempio, la manovra di Valsalva prevede un’inspirazione profonda seguita dall’espirazione forzata a glottide chiusa, per una durata di circa 10 secondi: si stimola così l’attivazione del sistema parasimpatico. Seppur semplice, la manovra dev’essere portata a termine nel modo giusto, per non incorrere nel rischio di svenimento. Una volta debitamente istruito dal personale sanitario, il paziente può eseguirla in autonomia.
- Somministrazione di farmaci. In caso le manovre vagali non ottengano l’effetto sperato, si può trattare la sindrome di Wolff-Parkinson-White con una terapia farmacologica all’interno dell’ospedale. Si somministrano farmaci che bloccano la conduzione elettrica attraverso il nodo atrioventricolare, in particolare adenosina, determinando l’arresto dell’aritmia. Se però il paziente soffre di fibrillazione atriale condotta rapidamente per la via accessoria, tali farmaci non devono essere assunti: possono infatti agevolare l’aumento della frequenza di conduzione ai ventricoli e di conseguenza lo sviluppo di fibrillazione ventricolare. Una nota a parte merita la digossina, che può provocare esattamente il medesimo effetto. Ma nei bambini al di sotto dei 10 anni d’età la digossina può aiutare a bloccare gli episodi di tachicardia.
- Cardioversione elettrica, spesso la procedura d’elezione. Grazie all’aiuto di un defibrillatore, si procede a far ripartire da zero la conduzione elettrica cardiaca: la frequenza cardiaca torna così a essere regolare.
- Ablazione. Con la WPW, si tratta della soluzione decisiva, soprattutto se si verificano episodi molto frequenti di tachicardia e se il paziente è un soggetto giovane che altrimenti dovrebbe probabilmente assumere farmaci per il resto della vita. Con questo intervento mini-invasivo si distrugge parzialmente la via accessoria: grazie a un catetere inserito nel cuore, il calore generato agisce in modo mirato sul condotto anomalo. L’operazione dura circa un’ora e viene eseguita in anestesia locale. La percentuale di successo supera il 95%.
Naturalmente, il paziente può anche
agire preventivamente in modo da ridurre il più possibile l’insorgere della tachicardia. Prima di tutto, è bene
evitare i fattori scatenanti, come l’esercizio fisico molto intenso o l’assunzione di alcolici. Anche la terapia farmacologica per la Wolff-Parkinson-White può proseguire per diverso tempo, sempre con l’obiettivo di prevenire altri episodi.
In ogni caso, come si è accennato, con la sindrome di Wolff-Parkinson-White
alcuni farmaci risultano da evitare se la patologia è accompagnata da fibrillazione atriale: in particolare, beta-bloccanti, digossina, verapamil e diltiazem. L’adenosina dev’essere invece utilizzata con molta attenzione, in quanto, seppur di rado, può generare una fibrillazione atriale molto rapida.
La sindrome di Wolff-Parkinson-White presenta quindi tutta una serie di complessità che rendono essenziale il supporto e l’intervento di specialisti di elevata competenza. Presso le strutture
色花堂Care & Research e in particolare le
Unità di Aritmologia ed Elettrofisiologia il paziente può trovare il sostegno di cui ha bisogno, grazie anche alla presenza di tecnologie avanzate e di un approccio a 360 gradi.