L’
ecografia senologica è una indagine strumentale indicata nelle donne più giovani, poiché permette di
studiare la conformazione delle mammelle particolarmente dense e del cavo ascellare, nonché le
patologie benigne più frequenti in questa età (Fibroadenomi). Dopo i 40 anni viene invece eseguito a supporto di altri esami, come la mammografia.
L’esame si svolge tramite l’utilizzo di
ultrasuoni che permettono di rilevare la presenza di:
- noduli sia benigni che maligni,
- eventuali infiammazioni del tessuto mammario,
- alterazioni che possono interessare i linfonodi presenti nel cavo ascellare.
Per l’esame, la paziente viene fatta stendere a pancia in su, o anche di lato, su un lettino con le mani dietro la testa. La
sonda, che emette ultrasuoni, è in grado di indagare la presenza di anomalie che possono riguardare i tessuti molli: viene posizionata sulla pelle in corrispondenza del seno e del cavo ascellare, dopo aver apposto del gel, così da non bloccare il flusso degli ultrasuoni durante l’esame, che ha una durata di circa 15 minuti e non è doloroso.
Uno degli esami di screening più eseguiti per la prevenzione del tumore al seno è la mammografia, un test radiologico che consente di mettere in evidenza eventuali modificazioni nei tessuti del seno. Viene consigliata nelle donne a partire dai 40 anni: per coloro fra i 40 e i 49 anni in genere si esegue una volta ogni 12-18 mesi, mentre nelle donne dai 50 ai 69 anni ogni 24 mesi, se il tessuto mammario è prevalentemente grasso, al fine di tenere monitorati i tessuti mammari e poter intervenire tempestivamente nel caso si verificassero delle alterazioni tra una mammografia e l’altra (Fonte: Ministero della salute).
La Mammografia utilizza raggi X e permette di rilevare la presenza di anomalie nella ghiandola mammaria. Questa tecnica di imaging, consente di studiare la struttura della mammella rilevando precocemente lesioni mammarie di piccole dimensioni che si presentano come opacità nodulari di forma irregolare, addensamenti e calcificazioni.
Per svolgere l’esame la mammella viene gradualmente compressa fra due piani al fine di ottenere immagini più precise che saranno lette dal senologo. I raggi X impiegati sono di bassa intensità, per cui non creano effetti collaterali, anche se, a scopo cautelativo, nelle donne in gravidanza viene eseguita solo se strettamente necessaria e dopo il terzo mese di gestazione.
Mammografia con tomosintesi
Oggi la Mammografia moderna e’ Tomosintesi. L’esame mammografico in tomosintesi è fondamentalmente lo stesso esame seppur eseguito con un Mammografo 3D o DBT - Digital Breast Tomosynthesis che rappresenta l’evoluzione tecnologica del tradizionale Mammografo digitale.
La Tomosintesi deve il suo nome alla capacità di acquisire immagini tridimensionali dei seni, ad alta definizione, scomponendo le strutture dell’organo in sottilissimi strati così da migliorarne la visualizzazione ai fini della diagnosi. La sovrapposizione delle immagini delle varie strutture che compongono il seno (la ghiandola mammaria),puo’ dar luogo a sospetti diagnostici come i “ falsi positivi “;il ricorso allo studio tridimensionale della mammella (Tomosintesi), può portare all’identificazione di tumori e ridurre i “falsi positivi”.
La mammografia in Tomosintesi ha dimostrato una maggiore 蝉别苍蝉颈产颈濒颈迟à ed efficacia nel riconoscere le varie forme di neoplasia: fino al 30% in più della mammografia digitale tradizionale, facendo decrescere il numero degli accertamenti di richiamo e abbattendo la percentuale degli esiti diagnostici a “falsi positivi” e “falsi negativi”.
Mammografia con mezzo di contrasto
Detta anche mammografia dual energy con mezzo di contrasto, è una variante della mammografia che utilizza l’iniezione di mezzo di contrasto iodato, ed è indicata per rilevare la presenza di noduli sospetti per carcinoma, in fase pre-chirurgica. Il liquido di contrasto si concentra infatti nei tessuti particolarmente vascolarizzati come sono appunto i tumori.. In pochi minuti permette di rintracciare anche le lesioni piccole, ai primi stadi della malattia.
Si tratta di un esame di secondo livello, che si esegue solo sulle pazienti in cui si sospetta la presenza di tumore o nelle pazienti con tumore accertato che devono sottoporsi a intervento chirurgico: potendo stabilire se si tratta effettivamente di un tumore e se è monolaterale (cioè che interessa solo una mammella), bilaterale (presente in entrambe le mammelle), unico o con più focolai. Il chirurgo può avvalersi di questo strumento per una migliore pianificazione dell’intervento chirurgico stesso.
Il mezzo di contrasto iodato viene somministrato per via endovenosa, quindi si esegue la mammografia standard, con la paziente in piedi o seduta. L’esame richiede una decina di minuti: la macchina infatti elabora le immagini in autonomia, mettendo in evidenza solo le aree vascolari in cui si è concentrato il liquido di contrasto, che indica la presenza di una lesione. ? una ottima alternativa alla Risonanza Magnetica.
Prima di eseguire questo esame diagnostico la paziente viene sottoposta ad attenta anamnesi per escludere la possibilità di una allergia al liquido usato per il contrasto, e la presenza di insufficienza renale o di altre patologie che controindichino l’utilizzo del mezzo di contrasto.
La
Risonanza Magnetica viene svolta come esame complementare alla mammografia e all’ecografia, e può essere eseguito con o senza mezzo di contrasto
. L’indagine è in grado di fornire informazioni sul numero e le dimensioni delle lesioni, rilevando anche se si tratta di un tumore bilaterale o meno.
La Risonanza Magnetica può anche essere eseguita su pazienti in cui sono state impiantate
protesi al seno dopo intervento oncologico o a scopo estetico, al fine di valutarne l’integrità e le eventuali complicazioni insorte successivamente all’impianto; in tal caso non si usa il mezzo di contrasto.
Nelle pazienti sottoposte a
trattamento chemioterapico, inoltre, la Risonanza Magnetica è utile per valutare l’efficacia del trattamento.
Può essere richiesta anche per donne non affette da tumore ma a rischio di contrarlo perché hanno una mutazione genetica accertata o alta familiarità.
Duttografia
Questa indagine diagnostica permette di evidenziare la presenza di papilloma intraduttale, una lesione benigna della mammella, che si sospetta quando c’è una secrezione spontanea dal capezzolo di tipo patologico (sangue o liquido giallastro). Oggi per lo studio o sospetto di papilloma si ricorre alla Risonanza Magnetica.
Esame citologico
L’esame citologico è noto anche come agoaspirato, poiché si utilizza un ago sottile per la sua esecuzione. L’ago viene inserito nel nodulo mammario al fine di prelevare alcune cellule che, al microscopio, consentano di mettere in evidenza la loro natura benigna o maligna.
Generalmente viene eseguito in ambulatorio, dura qualche minuto e non richiede preparazione preventiva, non ha particolari controindicazioni ed è indolore, tanto che viene eseguito senza anestesia.
Microbiopsia
Anche la Microbiopsia si basa sull’analisi di campioni di tessuto prelevato dalla mammella. Rispetto all’agoaspirato, la porzione di tessuto asportato è maggiore, in modo da poter eseguire analisi più approfondite. La procedura dura circa dieci minuti, è eseguito in ambulatorio in anestesia locale e sotto la guida ecografica: permette di evidenziare la tipologia del tumore al seno, utile per decidere le cure chemioterapiche più adatte alla paziente.
Mammotome - Agobiopsia mammaria
La metodica Mammotone, chiamata anche VABB (Vacuum Assisted Breast Biopsy), è una tecnica di indagine avanzata che, tramite una biopsia con agoaspirazione, identifica lesioni microscopiche anche precancerose o calcificazioni di dimensioni molto ridotte, anche se non palpabili.
Per eseguire l’esame ci si avvale di un mammografo digitale in 3D (Tomobiopsy) che tramite un prelievo bioptico computerizzato e all’avanguardia, è in grado di rilevare immagini ad alta definizione senza la necessità per la paziente di entrare in sala operatoria. La biopsia con la tecnica Mammotome viene eseguita in ambulatorio sotto la guida di un mammaografo digitale 3D, è minimamente invasivo e non lascia cicatrici in corrispondenza dell’incisione.
Quando la Mammografia rileva formazioni dubbie, il senologo procede, in regime di anestesia locale, eseguendo una piccola incisione, tramite la quale inserisce un ago che serve al prelievo di campioni di tessuto mammario, successivamente analizzati in laboratorio.
Chirurgia senologica
Indipendentemente dallo stadio, quasi tutte le donne a cui viene riscontrato un tumore al seno, vengono operate per rimuovere i tessuti malati. Il chirurgo senologo coopera con gli altri specialisti al fine di poter determinare il trattamento chirurgico più adatto. Quando possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, che consente di salvare la mammella asportando tutta la zona dove si trova la lesione mammaria. Questo tipo di intervento di chirurgia della mammella è la quadrantectomia, deve il nome al fatto che la mammella viene idealmente suddivisa in quattro quadranti da parte del chirurgo.
Dopo l’intervento la paziente deve sottoporsi a un ciclo di radioterapia, in modo da ridurre il rischio di recidive e della comparsa di un nuovo tumore. Durante l’intervento il chirurgo può procedere anche con la biopsia del Linfonodo Sentinella, che può essere individuato sia con il metodo nucleare che con quello magnetico: se il il linfonodo non presenta metastasi, si procede con la sola asportazione del linfonodo sentinella, che è quello che drena la zona in cui cresce il tumore. Se invece sono già presenti delle metastasi, il chirurgo asporta tutti i linfonodi del cavo ascellare.
La mastectomia conservativa Skin-sparing e Nac-sparing è una asportazione completa della ghiandola mammaria con risparmio di cute nel primo caso e di capezzolo nel secondo. Viene privilegiata quando il tumore è di grandi dimensioni oppure di piccole dimensioni ma a piu’ focolai. Inoltre, la mastectomia Skin-sparing e Nac-sparing permettono di sottoporre la paziente a intervento ricostruttivo della mammella in uno o due tempi, con grande vantaggio per la donna.
Al termine dell’intervento la paziente viene seguita anche sul piano psicologico, attraverso colloqui con psioncologo, al fine di ridurre lo stress emotivo.
Il Fisiatra valuta poi la necessità di riabilitazione funzionale. Tutto ciò al fine di permettere alla donna di ritornare alla propria routine quotidiana in maniera naturale.
Radioterapista e oncologo
La presenza di tali figure è fondamentale nel prosieguo delle cure delle pazienti operate di tumore mammario, al fine di ridurre al massimo la possibilità di ripresa locale o generale della malattia.
A seconda del trattamento chirurgico e delle caratteristiche del tumore per ogni paziente verrà scelto il percorso terapeutico da seguire secondo quelle che ormai sono le linee guida internazionali.
Infatti ogni tumore richiede un trattamento personalizzato a secondo di quelle che sono le sue caratteristiche, il suo stadio ed il tipo di trattamento chirurgico praticato.
Chirurgo plastico
D’aiuto possono essere anche interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, che, in un secondo momento, permettono la ricostruzione del seno, eliminando alla paziente il disagio causato da demolizioni chirurgiche ma aiutandola ad accettare il proprio corpo ed a vivere la propria femminilità con serenità. Oggi sono inoltre a disposizione nuove tecniche ricostruttive o solo di rimodellamento di aree trattate chirurgicamente.
Ginecologo
La figura del ginecologo serve a poter avviare un percorso di preservazione della fertilità in quelle pazienti giovani operate di tumore mammario candidate a chemio od ormonoterapia.
Inoltre la sua presenza è fondamentale nel follow-up delle pazienti sottoposte ad ormonoterapia.