Se l’extrasistole ha origine dagli atri, siamo di fronte a una extrasistole sopra ventricolare. In questo caso, essa può evolversi alcuni casi può evolvere in
fibrillazione atriale: è la contrazione degli atri a essere irregolare, totalmente caotica, in quanto gli impulsi elettrici arrivano non solo dal nodo senoatriale, ma da diverse zone degli atri stessi.
Se non trattata, generalmente fa aumentare la frequenza della conduzione degli impulsi ai ventricoli, inoltre viene a mancare una contrazione meccanica coordinata degli atri, il che riduce la loro azione di riempimento di sangue dei ventricoli. Ecco perché la quantità di sangue pompata dal cuore diminuisce di circa il 10-20%, cosa che può tradursi in una ridotta efficienza fisica, e rivelarsi problematica nelle persone cardiopatiche, specialmente sotto sforzo.
Un’altra complicanza importante di questa aritmia è la possibile
comparsa di ictus, dovuto al rallentamento del flusso ematico all’interno delle cavità atriali, al conseguente deposito di materiale trombotico, che può mobilizzarsi, giungere dall’atrio nel ventricolo e poi nell’Aorta e quindi nella circolazione generale. Qui, purtroppo, 9 volte su 10 giunge al cervello provocando un ictus.
La fibrillazione può risolversi spontaneamente, nelle forme persistente bisogna ricorrere all’uso di farmaci o ad una cardioversione elettrica per ripristinare il ritmo regolare sinusale.