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? immediato e naturale associare l’Alzheimer alla perdita di memoria: del resto, i primi danni al tessuto cerebrale si sviluppano gi¨¤ a partire da 10 o addirittura 20 anni prima che si presentino segni riconoscibili. Il sintomo precoce pi¨´ diffuso ¨¨ proprio la difficolt¨¤ a conservare le informazioni imparate di recente, poich¨¦ l’area del cervello legata all’apprendimento ¨¨ in genere la prima a essere colpita. Ma nella sua interezza, la sintomatologia dell’Alzheimer dipende dallo stadio in cui la patologia si trova.

Se lieve, il paziente pu¨° manifestare:
 

• Perdita di interesse e motivazione per le proprie attivit¨¤
• Perdita di memoria recente, non evidente dal dialogo quotidiano
• Difficolt¨¤ nell’apprendimento
• Problemi a trovare le parole, che sostituisce con altre simili o inventate, fino a evitare del tutto di parlare
• Ripetizione della stessa domanda
• Perdita di concentrazione
• Mancanza di organizzazione e orientamento, anche in luoghi conosciuti
• Sospettosit¨¤ paranoica nei confronti dei familiari
• Perdita di familiarit¨¤ con il denaro
• Resistenza al cambiamento e all’imprevisto
• Assenza di capacit¨¤ decisionale
• Irritabilit¨¤, frustrazione e mancanza di empatia
• Perdita della capacit¨¤ di associare automaticamente gli oggetti al proprio luogo di sistemazione
• Abitudini alimentari disordinate: pu¨° mangiare un solo tipo di cibo, mangiare costantemente o al contrario dimenticarsi di farlo
• Tendenza a cercare o accumulare oggetti privi di significato

I sintomi dell’Alzheimer moderato possono invece essere:
 

• Alterazioni sempre pi¨´ evidenti nel comportamento: potrebbe trascurare la propria igiene, agitarsi, fino a gridare insulti o addirittura mordere
• Problemi nell’organizzazione dei pensieri e nell’interpretare parole scritte
• Invenzione di scenari inesistenti per ovviare al deficit di memoria
• Necessit¨¤ di supporto nell’utilizzo del bagno e nel vestirsi in modo coerente con il contesto
• Mancata valutazione dei rischi, con conseguente possibilit¨¤ di vagabondaggio, cadute, ecc.
• Confusione circa l’identit¨¤ dei propri cari e l’appartenenza dei propri oggetti
• Ripetizione di frasi familiari o movimenti fisici. Questi ultimi diventano particolarmente ripetitivi dal pomeriggio tardo alla sera
• Allucinazioni visive, sonore, sensoriali. Potrebbe anche associare gli eventi trasmessi in televisione con la propria vita
• Frequente necessit¨¤ di dormire durante il giorno e veglia di notte, durante la quale potrebbe credere di dover andare al lavoro
• Condotta sessuale non appropriata.

Se in forma ormai grave, il morbo di Alzheimer d¨¤ sintomi come:
 

• Mancato riconoscimento di familiari o della propria persona
• Mutismo, grida continue, borbottii o utilizzo di parole prive di significato
• Perdita della capacit¨¤ di camminare e mangiare in autonomia, nonch¨¦ di deglutire (disfagia), con conseguente rischio di soffocamento
• Disagio e aggressivit¨¤ durante un contatto fisico
• Abitudine di toccare ogni tipo di oggetto
• Perdita della funzionalit¨¤ intestinale e vescicale, con incontinenza urinaria e fecale
• Dimagrimento rilevante e fragilit¨¤ della pelle
• Convulsioni con rischio di caduta
• Infezioni ricorrenti
• Sempre maggiore bisogno di dormire.

Com’¨¨ evidente, pi¨´ la gravit¨¤ si intensifica e quindi pi¨´ aree del cervello vengono intaccate, pi¨´ si manifesta l’Alzheimer con sintomi anche fisici e il paziente ha sempre pi¨´ necessit¨¤ di assistenza per qualsiasi tipologia di attivit¨¤.

Quando si parla di diagnosi, ¨¨ bene sottolineare che l’unico vero modo di accertarla ¨¨ l’esame autoptico una volta che il paziente ¨¨ deceduto: solo in quel momento ¨¨ possibile identificare le caratteristiche placche amiloidi nel tessuto cerebrale e metterle in relazione con il decorso della patologia. Durante il decorso stesso la diagnosi di Alzheimer viene indicata soltanto come “possibile” o “probabile”.

Dunque come si diagnostica l’Alzheimer seppur in via non definitiva? Dopo aver ottenuto informazioni generali su salute del paziente, storia clinica, andamento delle attivit¨¤ quotidiane e possibili mutamenti del comportamento, lo specialista prescrive:
 

• Esami del sangue, delle urine o del liquido cerebrospinale. La ricerca scientifica si sta attualmente focalizzando sullo studio di esami del sangue specifici per l’Alzheimer, che permetterebbero di giungere a una diagnosi molto precoce con un semplice prelievo.

• Test neuropsicologici, per verificare le funzionalit¨¤ del cervello: livello di memoria, risoluzione di problemi, confidenza nel conversare e nel contare, grado di attenzione.

• TAC: l’Alzheimer agisce infatti sullo spessore del tessuto cerebrale, che si assottiglia sempre di pi¨´. Con la tomografia assiale computerizzata ¨¨ possibile verificarlo. In alcuni casi ¨¨ possibile associare questo esame alla risonanza magnetica, che permette di ottenere immagini dettagliatissime del cervello e confrontarle di mese in mese per registrare cambiamenti.

La prima utilit¨¤ di questi esami ¨¨ quella di escludere altre problematiche con sintomatologia simile, come ad esempio disturbi della tiroide, depressione, allergie a farmaci, tumori al cervello o patologie dei vasi sanguigni. ? inoltre possibile ripetere tutti questi esami per diagnosticare l’Alzheimer nel corso del tempo, per monitorare lo stato della memoria e l’eventuale decorso della patologia.

Soprattutto negli Stati Uniti ¨¨ gi¨¤ diffuso un test genetico per l’Alzheimer che restituisce una percentuale di rischio del suo sviluppo: eseguito con un prelievo di sangue, questo test non consente per¨° di ottenere reali certezze n¨¦ tantomeno di identificare la forma precisa di patologia.

Se la diagnosi ¨¨ stata sufficientemente tempestiva e la malattia di Alzheimer si trova ancora nelle sue prime fasi, ¨¨ possibile intervenire per salvaguardare le abilit¨¤ del cervello anche per parecchio tempo, in alcuni casi perfino anni. Ma ¨¨ bene venire a patti fin da subito con un fatto molto importante: la dinamica degenerativa della patologia non pu¨° essere fermata o fatta regredire, ma solo rallentata con interventi mirati.

Al momento presente, non ¨¨ quindi possibile definire una decisiva terapia per l’Alzheimer. Lo specialista pu¨° per¨° improntare su misura per il paziente un piano terapeutico con l’obiettivo di supportare il pi¨´ possibile le capacit¨¤ mentali. A seconda del grado di gravit¨¤ della patologia, sono a disposizione diversi farmaci basati sulla regolazione dei neurotrasmettitori, a vantaggio della trasmissione delle informazioni fra i neuroni. Donepezil, galantamina, rivastigmina e tacrina sono infatti inibitori dell’acetilcolinesterasi, l’enzima che distrugge l’acetilcolina: quest’ultima ¨¨ proprio il neurotrasmettitore che risulta deficitario nel cervello colpito da morbo di Alzheimer.

Se la memoria, la capacit¨¤ di ragionamento e la facolt¨¤ della parola ne beneficiano, ¨¨ per¨° da sottolineare che l’effetto di tali farmaci si conserva per un periodo limitato nel tempo (da pochi mesi a pochi anni) e non blocca il degenerare della situazione. La ricerca scientifica ¨¨ molto attiva nello studio di nuovi farmaci utili a contenere lo sviluppo della patologia, cos¨¬ come di vaccini che possano bloccare la produzione di beta-amiloide (la proteina alla base delle placche).

Il trattamento dell’Alzheimer pu¨° anche prevedere la necessit¨¤ di controllare la sintomatologia comportamentale e i disturbi dell’umore: in base allo specifico sintomo, lo specialista prescrive i relativi farmaci.

In caso di forma ancora lieve, lo specialista pu¨° inoltre considerare utile procedere con una terapia di orientamento alla realt¨¤ (ROT), che non prevede l’uso di farmaci. Si tratta di un trattamento atto a stimolare la memoria autobiografica e fissare punti di riferimento spazio-temporali, attraverso domande mirate e l’utilizzo di oggetti, scritti e fotografie. Se ¨¨ possibile ricorrere a questa terapia con l’aiuto di personale specializzato, anche i familiari possono contribuire in via informale, ripetendo al paziente informazioni e dati fin dal suo risveglio.

Dal momento che le cause di questa patologia non sono ancora del tutto note, ¨¨ altrettanto incerta la modalit¨¤ ottimale di prevenzione. D’altro canto, come per qualsiasi altro disturbo, pu¨° influire positivamente un sano stile di vita.

In particolare, ¨¨ raccomandato:
 

• Non fumare: il fumo ha un pessimo effetto sulla rigenerazione cellulare.
• Seguire una dieta bilanciata, ricca di frutta e verdura.
• Evitare il pi¨´ possibile il consumo di bevande alcoliche.
• Sottoporsi con rigore a controlli e terapie specifiche in caso di patologie cardiache o metaboliche (come il diabete).
• Praticare un’attivit¨¤ fisica anche leggera, ma costante.

Inoltre, considerati i fattori di rischio, pu¨° risultare utile mantenere attiva la mente, ad esempio studiando un argomento nuovo o un’altra lingua, oppure imparando a suonare uno strumento musicale. Allo stesso obiettivo concorrono le attivit¨¤ che alimentano la socialit¨¤, come lo sport di gruppo, il volontariato o anche semplicemente la frequentazione delle proprie conoscenze.

? evidente come sia assolutamente indispensabile per il paziente intraprendere un percorso profondamente integrato, che dalla diagnosi arrivi al trattamento, mirato e sempre monitorato nel tempo per affrontare le varie fasi della patologia.

Oltre ai vantaggi gi¨¤ citati, una diagnosi precoce pu¨° anche tradursi in un prezioso alleato per una protagonista fondamentale di questo percorso: la famiglia, che deve farsi carico del paziente non solo nel presente ma anche nel futuro e deve poter contare sul pi¨´ efficace supporto disponibile.

Presso le strutture specializzate É«»¨ÌÃCare & Research ¨¨ possibile affidarsi alle ¨¦quipe mediche multidisciplinari pi¨´ competenti e aggiornate: un elemento non trascurabile per affrontare una patologia tuttora in fase di studio e approfondimento. Ancora pi¨´ importante per un contesto cos¨¬ delicato ¨¨ la consapevolezza di beneficiare di attenzione mirata e visione a 360 gradi.